Il personale sanitario inglese che rifiuterà di sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale da quest’anno dovrà ‘portare la giustificazione’ al datore di lavoro. A stabilirlo sono state le autorità sanitarie inglesi per fronteggiare i bassi tassi di copertura vaccinale tra gli operatori sanitari di sua Maestà (comunque molto superiore a quello registrato in Italia), e la paura di una prossima stagione influenzale molto pesante.
Uno dei punti più controversi e critici della questione vaccini, più volte tirato in ballo, è quello della mancata vaccinazione del personale sanitario. Un medico o un infermiere che non si vaccinano, oltre a far perdere di credibilità a tutto il discorso delle vaccinazioni obbligatorie, perché non si comportano certo da ‘role model’, rappresentano un pericolo per i pazienti, soprattutto per i più fragili e per quelli ricoverati in contesti a rischio, quali le terapie intensive. Il discorso vale ovviamente per le vaccinazioni obbligatorie e per quelle stagionali, quali l’anti-influenzale.
Il Piano nazionale prevenzione vaccinale (PNPV) 2017-2019 individua gli operatori sanitari come ‘categoria target’ per la vaccinazione antinfluenzale, auspicando che ogni azienda sanitaria promuova iniziative idonee a incrementare l’adesione alla vaccinazione da parte dei propri operatori e degli studenti durante la tradizionale campagna d’autunno. Un problema non da poco quello della mancata vaccinazione da parte degli operatori sanitari, visto che si stima che ogni anno almeno 1 su 5 contragga l’influenza e che la maggior parte continui a lavorare, favorendo così ulteriormente il contagio e la diffusione della malattia. Per esempio, presso l’Istituto nazionale tumori di Aviano, l’anno scorso solo il 10% del personale sanitario si è vaccinato contro l’influenza. E in quell’Istituto vengono trattati pazienti a rischio di contrarre un’infezione come quella influenzale, che per loro potrebbe essere mortale.
Nonostante i numerosi studi che indicano come la vaccinazione del personale sanitario possa contribuire ad abbattere sensibilmente morbilità e mortalità ospedaliera soprattutto tra i pazienti più fragili, a oggi, stando ai dati disponibili, la media dei vaccinati in questa categoria in Italia non supera il 10-20%, mentre in Gran Bretagna ben 2/3 del personale sanitario si è vaccinato l’anno scorso. Questa constatazione ha portato, la scorsa primavera, sette società scientifiche a sottoscrivere la ‘Carta di Pisa delle vaccinazioni negli operatori sanitari’ visto che – si legge nel documento – “l’elevato numero di casi di morbillo tra gli operatori sanitari registrato nel corso dei recenti eventi epidemici e lo sconfortante tasso di adesione alla vaccinazione antinfluenzale offrono la misura dell’urgenza del tema”.
Ma, al di là di lettere e imposizioni, tutti dovrebbero avere ben presente che l’influenza è un killer spietato (solo in Italia la scorsa stagione ha fatto 16.000 morti) e che il miglior modo di proteggersi è vaccinarsi. L’appello delle autorità sanitarie inglesi, che potremmo senz’altro fare anche nostro, è ‘Dedica qualche minuto a vaccinarti contro l’influenza: è un gesto che quest’inverno potrebbe salvarti la vita’.
La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata per le persone di età pari o superiore ai 65 anni, per i bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti fino ai 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza (malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, diabete mellito e malattie metaboliche, insufficienza renale e surrenale cronica, tumori, malattie croniche). Per effettuare la vaccinazione basta rivolgersi ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, oltre che ai servizi di vaccinazione e ai servizi di prevenzione delle Asl.