E’ di questi giorni la segnalazione, nel Pordenonese, di un caso di encefalite causata dal Virus del Nilo e, dalle informazioni acquisite, non risultano viaggi recenti in zone esotiche da parte del paziente.
“Il West Nile Fever è un flavivirus, che si trova in Africa, in Asia occidentale e in Medio Oriente” spiega Fulvio Zorzut, medico epidemiologo specialista in Igiene e Medicina Preventiva. “Il virus è stato isolato nel 1937 in esseri umani, uccelli e altri animali ma, fino al 1999, non era stato isolato nell’emisfero occidentale. Nella nostre zone i casi di malattia si presentano soprattutto verso la fine dell’estate o a inizio autunno. Quindi qualche caso, specialmente in ambito lagunare, può essere atteso proprio in questo periodo dell’anno”.
“In Italia la malattia negli equini è stata identificata per la prima volta nel 1998, a Padule di Fucecchio, in Toscana, in un focolaio che provocò la morte di sei cavalli nel periodo compreso fra agosto e ottobre di quell’anno. La malattia si contrae attraverso la puntura delle zanzare infette che, a loro volta, s’infettano alimentandosi del sangue di uccelli infetti, generalmente corvidi”.
“Si è visto che anche altri tipi di uccelli possono rappresentare il reservoir naturale del virus, otre ai cavalli, ai gatti, ai procioni e ai pipistrelli. Non risultano evidenze che si possa contrarre la malattia maneggiando uccelli infetti vivi o morti. La malattia non viene trasmessa da uomo a uomo e questo è fondamantale. Il virus si moltiplica a livello ematico. La percentuale dei decessi varia tra il 3 e il 15% degli ammalati ed è più alto negli anziani”, prosegue Zorzut.
“Il tasso di attacco è molto basso, meno dell’1% delle punture di zanzare infette si traduce in infezione sintomatica. L’incubazione è di 3-15 giorni. La maggior parte delle infezioni decorrono in modo inapparente. Nelle forme più serie, in particolare modo nelle persone anziane e nei bambini, oltre alla cefalea e alla febbre, compaiono disorientamento spazio- temporale, tremiti, convulsioni e coma. L’immunità dura per tutta la vita”.
“L’anamnesi per valutare il rischio reale di esposizione al Virus del Nilo è decisiva. I viaggi in zone endemiche sono sicuramente un elemento di rischio anche se ormai è endemica anche da noi. La diagnosi è sierologica e si effettua attraverso la ricerca degli anticorpi”.
“Il controllo dei vettori rappresenta il metodo più efficace per prevenire l’introduzione e la diffusione del virus in territori indenni e la conseguente trasmissione agli esseri umani e agli animali. I metodi di controllo dei vettori comprendono sia misure di controllo ambientale (popolazione delle zanzare, disinfestazione delle zone limitrofe ai casi, norme igieniche, applicazione di zanzariere e repellenti chimici) sia misure di profilassi comportamentale per la riduzione del rischio di esposizione alla puntura di insetti”.
Quali precauzioni adottare? “Sorveglianza sui casi neuroinvasivi umani; limitazioni e controlli sulle donazioni del sangue; controllo sulle donazioni di organi; promozione di misure di protezione individuali e ambientali”, conclude Zorzut.