La fine di un anno (e anche di un decennio) è il momento per fare un consuntivo, anzi due. Entrambi positivi, se parliamo degli spettacoli in regione, perché nonostante l’onda lunga della crisi (anzi, il ‘new normal’), il Fvg rimane una delle mete più ambite dai grandi artisti per concerti in ‘data zero’ e progetti speciali, oltre che una delle regioni col numero più elevato di sale teatrali – e abbonati – in rapporto alla popolazione.
Il 2019 doveva essere l’anno dei grandi anniversari – i 50 anni di Woodstock e dallo sbarco sulla luna, i 30 dalla caduta del muro di Berlino – e invece da noi sono stati quelli per il 500° dalla morte di Leonardo da Vinci, in Friuli solo di passaggio, a quanto pare, ma inserito come conditio sine qua non per l’erogazione dei fondi regionali per la cultura. E così, a fronte di 500 mila euro investiti, c’è stata un’abbondanza di Leonardo parlato, recitato, cantato, ballato, sviscerato in ogni maniera possibile.
E’ stata, ancora una volta, un’annata di grandi concerti, nonostante gli spazi disponibili per le masse imponenti non siano più quelli del passato: la data zero dell’ormai habitué Vasco Rossi; le due date del live show-luna park di Jovanotti, il suo Beach Tour; le location originali in alta montagna per big come Mengoni; le stelle del passato remoto che sfidano il maltempo come i King Crimson; quelle del passato presente come Billy Corgan e Patti Smith; gli stakanovisti della Pfm e il sempre nuovo Vinicio Capossela; il jazz del 21° secolo di Kamasi Washington, Comet is coming, Snarky Puppy; il ‘nuovo che avanza’ senza un genere di riferimento unico, da Michael Kiwanuka e Calcutta, ad Achille Lauro…
Se andiamo a vedere i nove anni precedenti, non possiamo certo lamentarci di quello che la nostra regione ha ospitato: il meglio del meglio della storia del rock, del pop e del jazz, per non addentrarsi nei mondi a sé di classica e contemporanea, che dominano molte aree della regione. Qualche nome? AcDc, Motorhead, Iggy and Stooges, Iron Maiden, Placebo nel 2010; Bon Jovi, Ben Harper, Yes nel 2011; Metallica, Roger Daltrey, Chris Cornell e Radiohead nel ’12; Kiss e Deep Purple l’anno dopo; Franz Ferdinand e Bastille nel 2014; Bob Dylan e la coppia Veloso-Gil, nel ’15, Santana e Steven Wilson nel ’16, per proseguire con altri pezzi di leggenda nel ’17-18 (Rick Wakeman, Cesare Cremonini, Marcus Miller, David Byrne…).
Tornando al 2019, c’è da dire che è stato un anno top anche per la musica della regione. Nell’anno in corso, Elisa si è regalata (e ha regalato ai fan) una nuova versione dell’album Diari aperti, un nuovo tour, un’altra esperienza di doppiaggio, un ‘featuring’ estivo e molto altro. La giovanissima Shari ha sfiorato per pochissimo l’ambito Sanremo Giovani. Il pianista-compositore Remo Anzovino ha ricevuto il nastro d’argento per le sue colonne sonore per il cinema d’are (pubblicate in box celebrativo per Natale) tra un tour in Giappone e uno negli Usa. Manca il ‘trend’ generale, lo abbiamo già detto, a meno di non voler investire di questo ‘ruolo’ le sempre più diffuse tribute band: un modo per non far mai finire il passato e, forse, per nascondere la paura di un futuro che ormai è dietro l’angolo.
Anche quest’anno è stato uno spettacolo
Spazi in calo per i ‘live’, ma non i numeri; sale teatrali da record
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