Cinema, teatri chiusi. Spettacoli annullati, proiezioni cancellate. Tutto chiuso fino al 24 novembre, ma il mondo della cultura e degli spettacoli, gli operatori e i gestori, gli organizzatori e gli stessi attori, cantanti, musicisti, interpreti, fanno sentire la loro voce in questo momento molto difficile.
In ballo il futuro di un settore pesantemente penalizzato e che nel lockdown aveva fatto l’impossibile per riaprire in sicurezza, per tornare accanto al proprio pubblico, per dare un segnale concreto del proprio impegno.
Fino al 24 novembre, invece, non saranno ammessi spettacoli dal vivo, incontri nei teatri e nei cinema.
Simone Cristicchi, artista che è di casa in Friuli Venezia Giulia, e atteso il 13 novembre a Pordenone per il Festival di musica Sacra di Pordenone con ‘Come gigli nel campo. Storie ordinarie di miracoli’, ha affidato a Facebook la sua amara riflessione: “CIAO TEATRO – scrive Cristicchi -. Ciao Teatro. E così si torna a casa.
Per l’ennesima volta. Repliche annullate, alcune rimandate, quelle programmate ma chissà se confermate. Tanti dubbi, quanta approssimazione, senso di offesa. Giudicati alla stregua di fast food. I teatri, luoghi sacri, uniche isole rimaste dove bere acqua di sorgente. Siamo maghi, saltimbanchi, donne scimmia, forzuti e fragili: siamo uomini e donne del fantastico mondo dello spettacolo. Quelli che vi fanno ridere, piangere, sopravvivere al Nulla che avanza. Non siamo indispensabili? Semplicemente SIAMO, e per questo, anche NOI, sacri -”.
#CiaoTeatro E così si torna a casa.
Per l’ennesima volta. Repliche annullate, alcune rimandate, quelle programmate ma chissà se confermate. Tanti dubbi, quanta approssimazione, senso di offesa.
Giudicati alla stregua di fast food.#simonecristicchiteatrohttps://t.co/NPMUpu1w0J— Simone Cristicchi (@scristicchi) October 26, 2020