Per una decina di giorni, Pordenone ritorna capitale mondiale del cinema delle origini, centro di attrazione internazionale per chi non rinuncia a guardare – anche come ispirazione – a una pionieristica stagione di sperimentazione di un nuovo mezzo. Per cogliere le connessioni fra passato e presente, dal 5 al 12 ottobre, con una pre-apertura venerdì 4 a Sacile (la commedia What happened to Jones, del 1927), nella 38a edizione de Le Giornate del cinema muto si vivrà la magia di uno spettacolo che fonde le immagini girate un secolo fa con la musica eseguita dal vivo da un pianista, un ensemble o un’intera orchestra.
In arrivo, accanto ai musicisti regionali dell’Orchestra San Marco, di Zerorchestra e gli allievi del ‘Tartini’ di Trieste, alcuni dei migliori strumentisti internazionali specializzati nell’accompagnamento dal vivo dei film muti, che terranno anche lezioni quotidiane, le Pordenone Masterclasses. Il pubblico di esperti da ogni parte del mondo e i sempre più numerosi appassionati potranno vedere o rivedere al Teatro ‘Verdi’ le pellicole d’epoca selezionate da Jay Weissberg.
Per l’apertura, uno dei film più amati di sempre, The Kid (Il monello) di Charlie Chaplin, accompagnato dalla musica composta dallo stesso attore per la riedizione del 1971, restaurata e arrangiata da Timothy Brock, che sabato 5 dirigerà l’Orchestra San Marco di Pordenone (replica domenica 13 con direzione di Guenter Buchwald). Per la serata conclusiva, un altro titolo leggendario: The Lodger (Il pensionante, 1927) di Alfred Hitchcock, con Ivor Novello: film ad alta tensione ambientato a Londra e ispirato alla vicenda di Jack lo Squartatore, con la partitura di Neil Brand e direzione di Ben Palmer.
L’evento orchestrale di metà settimana (mercoledì 9) è il capolavoro del 1929 del sovietico Fridrikh Ermler, Oblomok imperii (Un frammento d’impero). Una metafora dei mutamenti in Unione Sovietica negli anni ‘20, ambientata nella San Pietroburgo diventata Leningrado, nel nuovo restauro realizzato a San Francisco, con la partitura orchestrale originale da poco riscoperta, in prima internazionale dopo un’unica esecuzione a Mosca.
Le principali retrospettive di quest’anno comprendono diverse scelte originali (i corti di Weimar e dell’Estonia, le pubblicità scandinave…), una non-stop di ricoperte e restauri e alcuni dei generi più apprezzati nella storia del cinema, non solo delle origini. Protagonista della personale di quest’anno è la più grande star del western muto, William S. Hart, un’icona che ha influenzato generazioni di attori-cowboy, compreso John Wayne: sette i lungometraggi e altrettanti i corti, compreso il nuovo restauro di The Aryan (Il bandito della miniera d’oro, 1916), in prima mondiale.
Un ritorno è quello delle ‘Nasty Women’, all’interno della più ampia sezione sulle origini dello slapstick, o cinema comico, europeo. La centralità delle donne torna in altre parti del programma del Pordenone silent film festival, con due vedettes d’oltralpe come Suzanne Grandais e Mistinguett, oltre a una delle prime grandi produzioni con Joan Crawford. Una donna anche sul manifesto ufficiale: Marion Davies, attrice brillante protagonista di un’altra pellicola ritrovata e restaurata, Beverly of Graustark (Il principe azzurro del 1926).
Cinema Muto, senza parole davanti ai ‘pionieri’
Immagini di un secolo fa con la musica dal vivo di musicisti internazionali. Evento in programma dal 5 al 12 ottobre, con una pre-apertura venerdì 4 a Sacile
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