Giovani debuttanti su un palcoscenico oggi, persone e cittadini consapevoli domani. L’equazione non è scontata, ma affascinante, senza dubbio. Che il teatro possa essere formidabile occasione di crescita, confronto e arricchimento, anche e soprattutto per le nuove generazioni, ne è convinta Elisa Menon, giovane presidente di ‘Fierascena’, associazione culturale goriziana che da anni ormai si occupa di teatro sociale nell’Isontino ma non solo. E che, da quest’anno, ha rivoluzionato il Palio Teatrale Studentesco, un’istituzione con oltre vent’anni di importante passato, mettendo in secondo piano l’aspetto competitivo, da concorso, e puntando invece sull’incontro e una serie di workshop e laboratori.
Menon, che esperienza è stata per ‘Fierascena’ il Palio teatrale studentesco e che riscontro avete trovato negli studenti?
“Un’esperienza entusiasmante. Abbiamo avuto l’opportunità di pensare un progetto in stile ‘Fierascena’, vale a dire abbiamo potuto impiegare lo strumento del teatro come mezzo di incontro, crescita, scambio, divertimento, per creare un luogo protetto e stimolante per i giovani che, sentendosi al sicuro, sono stati liberi di fare esperienza. E i ragazzi hanno risposto in modo straordinario, con la loro energia, la loro voglia di stare e fare insieme, di essere protagonisti della scena. Ci hanno fatto vedere che straordinaria ricchezza ci sia in ognuno di loro”.
Può nello scenario di oggi il teatro essere scuola di vita, esperienza formativa per i giovani attraverso i suoi valori?
“Assolutamente sì: il teatro allena l’essere umano a 360 gradi. Allena il corpo, lo spirito, il cuore, la mente, ci mette in contatto con le nostre emozioni. Ci allena a sentirle e a farne un motore per la vita. La nostra società ci anestetizza, ci abitua a ogni cosa e nulla sembra più fare la differenza. Il teatro rimette a fuoco la realtà, con i suoi chiari, i suoi scuri, le sue ombre e le sue luci, in un’ottica di vicinanza umana. E la capacità di sentire e agire sono strumenti chiave per i giovani, perché possano scegliere e scegliere consapevolmente chi e cosa vogliono essere e diventare”.
‘Fierascena’ lavora con il teatro non solo con i giovani, ma anche in altri ambiti delicati della società…
“Lavoriamo in molti contesti: nelle carceri, con i richiedenti asilo, con le donne vittime di violenza, con i disabili, nelle scuole. In tutti questi ambiti il teatro è in grado di accogliere e trasformare il dolore, la fatica, la difficoltà in esperienza comune, saggezza, sapere. E’ questo il suo grande valore”.
Le istituzioni comprendono il vero ruolo del teatro e della cultura in genere? Si potrebbe fare di più?
“Forse il potenziale di questo strumento non viene ancora compreso completamente. Ma il nostro è un modo nuovo di fare teatro, di proporlo, di utilizzarlo come strumento, è una strada che va costruita. E la cosa meravigliosa è che alcune persone che lavorano nelle istituzioni, anche se non tutte, certo, lo comprendono e stanno lavorando con noi per costruire questa strada. Posso dire che in Friuli stiamo facendo davvero un buon lavoro”.