In 42 anni di vita, ha cambiato pelle più volte. Nato in pieno folk-revival, in un campo fangoso a San Daniele, trasferito poi a Spilimbergo, dove per quasi due decenni ha ospitato regolarmente alcuni dei maggiori protagonisti della storia del rock, ha attraversato la ‘moda’ del folk delle Isole britanniche e quella della world music, ha aperto le porte a location mai toccate prima da un concerto di qualità e, negli ultimi anni, ha avviato un profondo rinnovamento.
Questo per dire che non bastava la pandemia per mettere in dubbio Folkest, la rassegna internazionale che quest’anno, tra un Dpcm e l’altro, ha semplicemente deciso di spostare da luglio a settembre la programmazione ‘regolare’, mantenendo però una presenza costante sul territorio (e oltre) negli altri mesi estivi, dal Cadore a Capodistria, a Udine, dove sono stati presentati alcuni progetti speciali.
In tutto, saranno oltre 50 gli appuntamenti, tra concerti dal vivo e online, di un continuo work in progress che ha scelto di affrontare le incognite con tante certezze e qualche novità. Giovedì 17 parte quella che un tempo era la parte ‘centrale’, il core business di Folkest: i concerti itinerari sul territorio con il gran finale di un week-end ‘lungo’ a Spilimbergo. Ma il programma non si ferma ai live, vera incognita di questa estate, visto che è stata confermata la seconda edizione di Parole e musica, appuntamento tra libri e letture sceniche
“Durante e dopo il lockdown abbiamo riflettuto su Folkest – spiega il direttore artistico Andrea Del Favero – e alla fine il festival si è sdoppiato, anzi, addirittura triplicato, legandosi ancor più al territorio della regione, confermando quel moderno concetto di promozione turistica che sposa l’evento culturale con un luogo ad alta vocazione turistica, spesso inespressa”.
Dopo le anteprime di agosto, le sale e i piccoli spazi urbani della regione si apriranno giovedì 17 con una serata a tema, con cena e prenotazione, all’Antica Taverna di palazzo D’Attimis a Maniago, dove è previsto il concerto Dagli Appennini all’Irlanda dei veterani della musica irlandese made in Italy, i Morrigan’s Wake, in una delle rare serate a pagamento. Per la prima settimana, previsti poi i Baraban ad Aurisina, Terre del Sud a Vergnacco, Hotel Rif a Flaibano, Marco Sforza a San Giorgio della Richinvelda, Massimo Giuntini e Silvio Trotta a Papariano, Green Waves a Prato Carnico. Tutti appuntamenti all’aperto, a ingresso libero ma con obbligo di prenotazione, seguiti fino al 1° ottobre da nomi come Na Fuoia, La Sedon Salvadie, Alberto Grollo e i Suonno d’ajere, vincitori del Premio Cesa 2019.
Il concorso per i nuovi protagonisti del folk nazionale, organizzato proprio nell’ottica di un ringiovanmento dell’intera scena folk, sarà al centro dei sei giorni conclusivi di Folkest a Spilimbergo, con l’esibizione degli otto finalisti e di alcuni dei maggiori artisti del genere, da Elena Ledda, regina della musica della Sardegna, al siciliano Francesco Giunta, da Silvio Orlandi a Teresa De Sio, cui sarà assegnato il Premio Folkest alla carriera, già ritirato da nomi come Ian Anderson, Andreas Vollenweider, James Taylor, Paddy Moloney, Joan Baez, Alice, Steve Winwood, Roberto Vecchioni…
Il substrato ‘popolare’ sarà garantito dalle esibizioni nei locali pubblici di Spilimbergo di tante realtà note del folk friulano (Bintars, Strepitz, Carantan, Grop tradizional Furlan…). Tra gli appuntamenti in programma dal 30 settembre al 5 ottobre in quella che è la casa del festival – spostati però dalle piazze al Teatro Miotto e Palazzo Tadea – anche quelli di Parole e musica, compreso lo spettacolo di Neri Marcorè e Edoardo De Angelis in un’inedita versione teatrale.
Folkest cambia pelle, ma non stile
Non bastava la pandemia per mettere in dubbio la rassegna internazionale che quest’anno ha deciso di spostare da luglio a settembre la programmazione ‘regolare’
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