Nel suo genere è il numero uno nazionale e forse europeo, e il suo contributo alla conversione ‘in levare’ dei Tre allegri ragazzi morti è stato fondamentale. Da un paio d’anni, poi, il pordenonese Paolo Baldini ha ideato Dubfiles, un progetto che è una sorta di archivio di uno stile musicale derivato dal reggae, il dub. Lo scorso, anno, il produttore-dubmaster è volato a Kingston con una pattuglia formata da Davide Toffolo dei Tarm, una parte dei Mellow Mood, Forelock e un’antropologa, Mimina Di Muro. “L’obiettivo – spiega Baldini – era registrare la Giamaica vera, quella del ghetto, catturare le performance di artisti che nella vita fanno altro, ma dal punto di vista tecnico non sono diversi da quelli che invece ce l’hanno fatta”.
Per due settimane, in uno studio ai margini della città, dove la periferia si confonde con la campagna (anzi, le colline), Baldini ha offerto le sue basi a un gruppo di voci che rappresentano il vero ‘underground’, riprendendo in video le performance.
“DECRESCITA FELICE”
“E’ stata una prova di ‘decrescita felice’ – aggiunge – Sono partito con uno studio mobile essenziale, tutto in una valigia, ho lavorato di continuo senza mai vedere il mare, portando la mia esperienza nel luogo in cui è nata la musica che amo. La cosa paradossale è che io non conoscevo nessuno dei cantanti che ho registrato, mentre loro mi avevano visto su internet e sapevano chi ero. Cercavo il confronto con la ‘base’, le radici, e volevo anche dimostrare quello che si dice: ossia che tutti i giamaicani sono potenzialmente cantanti e tutti possono incidere almeno una hit”.
VISIBILITà A ‘SCONOSCIUTI’
‘DubFiles at Song Embassy, Papine, Kingston 6’, col titolo che riprende l’indirizzo della ‘yard’ che ha ospitato la pattuglia friulana, è sia album che documentario: “Il 29 lo presenterò a Milano, poi sarà scaricabile gratuitamente online, perché l’intento è dare visibilità a perfetti sconosciuti, che però rimangono sempre i nostri maestri. E’ una forma di ‘restituzione’ di quello che abbiamo assorbito col reggae. Poi la Giamaica – conclude – è stata fantastica, anche quando abbiamo girato ghetti davvero tosti, dove i bambini ci guardavano e dicevano ‘siete la cosa più bianca che abbiamo mai visto’…”.