Prevendite esaurite già da giorni, ma per stasera, martedì 19 febbraio, restano ancora una trentina i posti disponibili al teatro Verdi di Gorizia per ‘ITIS Galileo‘, lo spettacolo con protagonista l’attore, regista e drammaturgo bellunese Marco Paolini. Quella di Gorizia sarà la prima tappa in regione di una mini-tournèe che toccherà anche il teatro Modena di Palmanova (20 febbraio) e il Verdi di Maniago (giovedì 21).
‘Itis Galileo‘ è uno spettacolo dove si raccontano la genialità e le contraddizioni di Galileo Galilei, padre della scienza moderna, ma soprattutto di una mente aperta al dubbio fino alla fine, fino alla vecchiaia.
Una rivisitazione diversa e originale, anche ironica, quella del fisico, filosofo, astronomo e matematico italiano (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642), del quale Paolini sviscera sul palco non solo la genialità, ma anche e soprattutto gli aspetti meno conosciuti della persona e del carattere: dietro al genio, infatti, c’è anche un uomo che ha paura e non se la sente di morire per le sue idee. Lui non è e non sarà mai un Giordano Bruno, ma è ugualmente un simbolo in lotta per la “legittimità di sbagliare”.
Itis Galileo”, come tutti i lavori di Paolini, è uno spettacolo che fa riflettere. Essere geniali, in circostanze difficili, può essere un problema e proprio da questa considerazione parte il lavoro di ap-profondimento, curioso, che Marco Paolini e Francesco Niccolini hanno dedicato alla figura di Galileo.
Il padre della scienza moderna, infatti, appare agli occhi dei contemporanei come un grande divulgatore dei propri studi, ma soprattutto come una mente che rimane aperta al dubbio fino alla fine, fino alla vecchiaia. Quando si parla di Galileo si pensa sempre a un anziano venerando: sarà una questione di iconografia, ma forse è anche perché si capisce che lo scienziato non si mette mai in pensione con la testa. Anzi, le scoperte più importanti le raggiunge dopo i sessant’anni.
Galileo vive quattrocento anni prima di noi, in un’epoca governata da certezze e rigidità di pensiero, ma alcuni elementi tornano oggi a riaprire il confronto con quel passato.
Ecco allora gli interrogativi che sorgono nel chiamare in causa Galileo. Forse la ragione ha perso appeal? La scienza ha deluso? Una morale laica non esiste? Lo spettacolo non approfondisce la tra-dizionale dialettica fede-ragione, che ha segnato la storia dello scienziato e del Seicento, ma piutto-sto indaga sulla discussione a tre fra fede, ragione e superstizione.
L’obbiettivo di Marco Paolini con questo spettacolo teatrale è quello di coinvolgere nel ragionare, non solo nel raccontare, arrivare a una situazione in cui il pubblico non sia seduto tranquillo, sapendo di dover fare lo spettatore e basta. Va in scena a teatro un dialogo, anche se non proprio sopra i massimi sistemi, ma almeno su di un “minimo comune e multiplo”.
“Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro – spiega l’autore -. Sarà perché le leggi dell’economia non sono leggi matematiche e contengono una componente di caso molto rilevante, sta di fatto che il nostro mondo cerca consolazione negli astri. E mi stupisce che, 400 anni dopo la consacrazione dell’universo post-rivoluzione copernicana, tutti i giorni molti tra noi consultino le previsioni dell’oroscopo che utilizzano le stelle fisse di Tolomeo. Alla fine non importa se il cielo non è così, perché quello che conta è che ci piace. Galileo è usato spesso come simbolo della scienza libera contro la fede integralista, ma in realtà è uno che per campare fa anche oroscopi. Eppure ha la forza di guardare oltre. Per noi è facile irridere le teorie del passato, quando finiscono le teorie fanno sempre ridere. Il problema è che mentre ci sei dentro continui a pensare che non sia teoria, ma spiegazione della realtà”.
19 febbraio 2013