In un’estate in cui anche i tormentoni estivi arrancano sotto il peso di un presente complicato, sia quelli costruiti a tavolino, sia quelli ‘casuali’, la fuga nel passato rimane la strada più battuta. Ed è così da decenni, al punto che non ci si meraviglia neanche più se Orietta Berti torna in classifica, con Fedez e Achille Lauro (!), o il duo Colapesce Di Martino viene sorpassato dalla strana coppia Jovanotti-Morandi!
Ad analizzarli bene, certi prodotti non sembrano neanche veri, o non dovrebbero esserlo: quasi dei mash-up, quella strana pratica che vede i Dj prendere due brani di autori diversi, lontanissimi tra loro, e mescolarli fino a creare un prodotto nuovo e bizzarro, che è molto più della somma delle parti. Nato a Trieste, ma attivo a Udine (dove lavora come web developer), Giulio Pecorella ha assunto da dieci anni l’alter ego di Dee Jay Park per amore della cultura hip-hop, prima come breaker, poi come turntablist, cioè esperto nell’arte del manipolare il giradischi. Dopo aver condiviso il palco con artisti nazionali (Kaos One, Colle der Fomento, Salmo, Fabri Fibra, Ensi…), ha abbracciato l’arte del remix, introducendo nelle selezioni classici della musica italiana.
Il risultato sono mash-up ‘impossibili’, come l’Ep Doomenico Moodoom, basato su un incrocio tra Domenico Modugno e l’atipico rapper britannico MF Doom: un successo arrivato anche su Rai Radio Due e disponibile online (deejaypark.bandcamp.com) come gli altri matrimoni all’apparenza irrealizzabili. Quello tra il Lucio Battisti di 10 ragazze e Dj Shadow, quello tra Gwen Stefani e Anderson Paak, i rapper old school Run DMC mescolati col Pino Daniele di Lungomare Carunciolo e l’incontro tra Marcella Bella e l’r&b dei Blackstreet, contenuto in Musica Bella, lavoro a 4 mani con David Nerattini, collaboratore di Califano, Tiromancino, Gazzè, Silvestri.
Domanda da ‘Boomer’ a ‘Millennial’: come fa un ventenne ad avere nostalgia?
“Io sono un giovane atipico, nato 40 enne, e comunque i miei coetanei sono molto affascinati dal vintage: un misto di fascino per quello che non era reperibile come adesso e un ritorno alle origini per capire come siamo arrivati qui. La verità è che ci sono tante cose uguali che ti tocca andare indietro per trovare qualcosa di diverso”.
E la scelta degli ‘incontri-scontri’ tra artisti lontani tra loro?
“Lì mi gioco la carta genitori: la cassetta o il cd da dove scavi e trovi mille altre cose. C’è un Dj famoso che dice ‘per me è importante presentare canzoni che avrebbe potuto ascoltare mia madre alla radio e che siano perfetti per i contesti in cui mi esibisco’. Il senso del mash-up è quello”.
Come possiamo spiegare ‘tecnicamente’ il mash-up?
“E’ un remix o un’alterazione di due canzoni che messe assieme possono creare qualcosa di nuovo. Per me è un modo di omaggiare e valorizzare un pezzo di passato portandolo fuori dal suo contesto e l’effetto è superiore quando sono veramente opposti. Parte dal fatto che, quando ascolto una canzone, inizio a cantarne un’altra cercando i contatti: nel jazz lo facevano già 60 anni fa…”.
Tra i mixtape nella tua discofigraa spiccano i tre volumi di ‘Miscellanea estiva’, una risposta alle compilation… precompilate di certe radio. Niente volume 4?
“Quella del 2020 è stata faticosa, perché il lockdown mi aveva tolto la voglia di trovare nuova musica: era una ricerca di conforto e allora per quest’anno mi sono fermato”.
Quindi dobbiamo accontentarci dell’algoritmo di Spotify?
“A me non serve: mi bastano 3-4 secondi per capire se un brano fa per me o no. La parte migliore della ricerca online è che parti da un nome e arrivi a un mondo intero. Del resto, fare il Dj non sarà il mio ‘lavoro’, ma è un hobby che faccio maledettamente bene!”.
Il passato migliora se ‘mescolato’
Dee Jay Park (alias di Giulio Pecorella) spiega di che cosa si tratta: “Più le canzoni sono distanti tra loro, più funziona”
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