è un’avventura iniziata da qualche anno, quella che ha portato il pianista friulano Claudio Cojaniz – una delle colonne del jazz regionale, e non soltanto – a immergersi nelle atmosfere del cosiddetto stile ‘stride’, nato e sviluppatosi negli Usa negli Anni ’20-’30 del secolo scorso. Dopo i primi due volumi, esce per Caligola Records ‘Stride Vol. 3’, registrato dal vivo in piano solo all’Arena di Passons, su uno Steinway & Sons del 1890 restaurato e preparato da Lorenzo Cerneaz.
La parte finale della trilogia sarà presentata ufficialmente sabato 1 aprile, all’Auditorium ‘Venier’ di Pasian di Prato, con un concerto che è anche l’espressione dell’idea di musica di Cojaniz e del suo rapporto poetico e ‘non convenzionale’ con l’arte e la realtà. In scaletta, standard di Gershwin, Monk, Ellington e Jimmy Cox, ma anche i Beatles, un brano di Umberto Bindi e un richiamo alla tradizione balcanica, tra i tanti amori del pianista.
Concerto di presentazione sabato 1 aprile a Pasian di Prato
“Quando ho iniziato questo lavoro – spiega Cojaniz – volevo arrivare a tre registrazioni con gruppi di brani non legati tra loro, una scelta arbitraria unita dal mio stile. Un sogno compiuto, in questo ultimo caso grazie a una serata magica, su un pianoforte meraviglioso. Se il musicista è onnivoro, ascolta di tutto e non può non farsi influenzare: quello che ti si ferma dentro, dopo un po’, diventa la base della carriera”.
La scelta – controcorrente, come piace allo stesso pianista – va in direzione opposta rispetto a quel suono ripulito e raffinato che negli ultimi decenni domina gran parte del jazz. “Io penso a Monk, che nei suoi piano solo suonava stride e conteneva tutta la musica. E’ la nascita del jazz come lo conosciamo: ragtime più blues, col pianista che da solo faceva basso, accordi e melodia, sostituiva quartetti o quintetti e diventava una vera orchestra”.