Diplomata in musica jazz, più volte premiata a livello nazionale, già finalista alle Targhe Tenco per il suo album d’esordio vERsO, Elsa Martin è molto più di una cantante, difficilmente ingabbiabile in un solo genere (“uso il termine performer perché incarna il senso della vocalità usata in forma espressiva: è il momento in cui la voce diventa corpo ed espressione di un mondo interiore”).
Definita dalla critica “una garanzia di novità genuine per gli anni a venire”, negli ultimi due anni ha dato vita a una collaborazione con il pianista jazz Stefano Battaglia, con cui ha lavorato all’album Sfueâi, uscito lo scorso gennaio al termine di un lungo lavoro: un’antologia in musica della poesia friulana contemporanea.
Per continuare a mettere la sua voce elegante e unica al servizio della poesia, Elsa ha deciso di lavorare a un progetto tutto dedicato a Pierluigi Cappello, prematuramente scomparso nel 2017, del quale aveva musicato alcune liriche in forma di lieder nell’album Amôrs. Al centro delle cose è il titolo del nuovo spettacolo con Stefano Battaglia che, dopo l’anteprima al Teatro Candoni di Tolmezzo di sabato 30 marzo, domenica 7 aprile sarà nel Salone del Parlamento di Udine per Note in Castello.
“E’ dedicato a un poeta a noi molto caro – anticipa Elsa – e che ho avuto il privilegio di conoscere. Un omaggio che Stefano e io abbiamo scelto di fare in punta di piedi, commuovendoci, come mi accade ogni volta che sento la voce di Pierluigi leggere le sue poesie. Nella sua poetica ha raggiunto un livello di consapevolezza e lucidità inarrivate: spero di dargli memoria nel miglior modo possibile attraverso la musica”.
Musica e poesia non viaggiano più a braccetto come in passato. Del resto, la vostra proposta è quanto di più lontano dalla ‘canzonetta’ contemporanea si possa immaginare, immersa com’è nel jazz, nella cameristica, nella ricerca…
“Fare definizioni di genere è fuorviante: si rischia di essere ingabbiati in una dimensione che non ti appartiene al 100%. Chiaramente, il duo pianoforte-voce richiama alla tradizione mitteleuropa, però poi le forme cambiano a seconda della lirica e del momento, essendoci tanta improvvisazione”.
Quanto è difficile portare un poeta in una canzone senza togliergli nulla?
“La parola di Cappello è così alta e completa in sé che non avrebbe bisogno della musica. Però la musica è l’arte che meglio si sposa alla sua poesia: ne esalta il valore, perché ha gli stessi elementi narrativi e guida l’azione. Per lo spettacolo, abbiamo scelto un repertorio diviso a metà: liriche in italiano e in friulano, compresa la sua produzione per bambini”.
Il friulano, come in ‘Sfueâi’, resta al centro.
“E’ una lingua che assume musicalità diversa a seconda dei luoghi, consegnando sempre suoni nuovi. Nell’album, ispirato nel titolo a una poesia di Novella Cantarutti nel friulano di Navarons, abbiamo scelto gli autori che in due anni di gestazione abbiamo incontrato sul nostro cammino e ci sembravano in sintonia con la nostra modalità espressiva: Pasolini, Giacomini, Tavan, Di Gleria…. La stessa lingua, ma con tantissime varianti in una zona tutto sommato piccola: è questa la sua forza”.