La rassegna è nata nel 2012 per celebrare il concerto di Bruce Springsteen a Trieste, ed è diventata poi un appuntamento fisso che attrare spettatori di tutte le età, proprio come ai concerti di Bruce Springsteen, con protagonista il rock a 360 gradi. Ogni anno, a Trieste calling the Boss c’è un filo conduttore: il titolo dell’edizione 2019 è We made our home in the American land, verso tratto da American Land, contenuta nell’album We Shall Overcome: The Seeger Sessions, un lavoro dalla connotazione folk, country e bluegrass con venature irish, ossia le radici della musica americana.
L’ottava edizione del festival parte mercoledì 24 dal Loft di Via Economo con una serata dal chiaro timbro folk. Come da tradizione, il primo set sarà dedicato a personali versioni delle canzoni di Springsteen per poi passare a un set cantautorale con Dario SN, Cousins & Sons, The Rideouts e l’irlandese Mike Geary, prima dei Drunken Sailors. Giovedì 25, ritmi più blues e rock’n’roll con glorie non solo locali come Franco Toro e Mike Sponza, i Barbablues & Friends, ma soprattutto Terje Norgarden, il miglior nuovo cantautore norvegese, con radici folk, blues, gospel e rock.
Venerdì 26 il festival si sposta al ‘Miela’ per un nome di culto, l’americana Vanessa Peters, col suo folk genuino di altri tempi, arricchito di sonorità country, melodie indie e incursioni rock. A seguire, ancora tributi al Boss con Bound for Glory, un viaggio nelle radici della musica americana, e Uncle Bard & The Dirty Bastards, figli adottati d’Irlanda. Sabato 27, solo tributi al Boss con band triestine, ma anche i Blood Brothers col loro Bruce Springsteen Show. E domenica 28, fuori programma sul Carso triestino (a Pian del Grisa) con altri omaggi al rock Usa da parte di formazioni italiane che portano il totale dei live act del festival a quasi 30!