Che il 2020 sia stato un disastro – economicamente parlando – per tutti, e per il mondo dello spettacolo in particolare, non è una novità. I crudi dati numerici parlano di quasi 4 miliardi in meno rispetto all’ultimo anno pre-crisi, frutto di una diminuzione degli eventi del 70% e di una spesa al botteghino al -78%. A soffrire più di tutti, secondo i dati Siae, il cinema, che ha visto nel complesso calare ingressi (-72,71%), spesa al botteghino (-76,35%) e pure il costo medio del biglietto!
Dopo due mesi in cui il comparto pareva riprendersi dalla contrazione del biennio 2017-18, lo stop alla stagione invernale ha portato cifre shock, non compensate dal ricorso allo streaming e da seppur valide campagne mirate. In Friuli-Venezia Giulia, il numero di ingressi in tutto il 2020 è passato da 2,5 milioni a 687 mila (-72,27%, in linea coi dati nazionali) e la spesa al botteghino da 9,2 a 2,6 milioni di euro: il tracollo peggiore, sempre secondo la Siae, escluso – di pochissimo – il settore ‘attività di ballo e trattenimenti musicali’.
Ora che sono stati persi altri 5 mesi interi, l’andamento della pandemia fa sperare in una rinascita che dovrà comunque tener conto di una certa ‘elasticità’ nel prevedere alternative ‘virtuali’. Ma soprattutto nella capacità di ‘fare squadra’: essenziale, in una regione da 1,2 milioni di abitanti e ancor meno spettatori potenziali. E di proporre brand riconoscibili e appetibili per gli appassionati e non solo, capaci di strappare alla visione casalinga il pubblico costretto a cambiare abitudini. Dopo la caduta, deve arrivare ‘l’istinto di rialzarsi’ o, come spiegano gli organizzatori del Far East Film Festival 23, la più grande rassegna di cinema orientale popolare organizzata a Occidente, “l’istinto di non restare giù, dove gli urti della storia ci hanno fatto cadere”.
La filosofia operativa della rassegna in programma a Udine dal 24 giugno al 2 luglio rifiuta l’immobilità e abbraccia la fluidità. Nell’impossibilità di utilizzare solo una sala (quella storica del Teatrone), ecco allora un sistema di 5 schermi (al Visionario, al Centrale e in un’Arena all’aperto), dopo l’edizione solo digitale del 2020, per la visione di 63 titoli, con 6 anteprime mondiali e 22 europee, in sicurezza.
‘Moving forward’, in italiano ‘andando avanti’, è il claim e la parola d’ordine di una rassegna necessariamente nuova, col ritorno in città degli appuntamenti fisici non solo al cinema. Le rassegne tematiche sono già partite da alcune settimane. Come Le giornate della luce, tornate alla loro abituale collocazione a giugno: un festival unico nel suo genere in Italia, ideato da Gloria De Antoni, che racconta il cinema a partire dallo sguardo degli autori della fotografia. La 7a edizione si è chiusa domenica 13 e il giorno prima, a Spilimbergo, è stato attribuito Il Quarzo di Spilimbergo Light Award, assegnato alla migliore fotografia di un film italiano dell’ultima stagione.
Prosegue anche il ‘rilancio’ del 32° Trieste Film Festival, al Teatro Miela dopo la formula online di inizio anno, con grandi classici dell’Est Europa e una sezione di corti di animazione per bambini. Trieste è pronta anche a lanciare la nuova edizione – dal vivo e sul web – del 22° ShorTS International Film Festival, dall’1 al 10 luglio, con 81 cortometraggi da 44 paesi diversi nella sezione competitiva Maremetraggio e l’attribuzione del Premio Cinema del Presente 2021 alla regista Alice Rohrwacher.
A Pordenone, intanto, si lavora alla nuova edizione delle Giornate del cinema muto. Dopo che l’assemblea dei soci di Cinemazero ha approvato il bilancio 2020 (in pareggio, grazie anche al sostegno pubblico), assieme alla Cineteca del Friuli punta a una 40a edizione in presenza – dopo la ‘Limited Edition’ quasi tutta online – della rassegna di cinema delle origini. Dal 2 al 9 ottobre al Teatro Verdi, partendo dal capolavoro di Ernst Lubitsch, Lady Windermere’s Fan del 1925, sono previsti i consueti accompagnamenti orchestrali, pellicole restaurate e retrospettive come quella su Ellen Richter, le sceneggiatrici americane e le ‘Nasty Women’ e pure uno spazio al cinema coreano. Proprio nell’Archivio cinema del Fvg della Cineteca del Friuli, a Gemona, è stata confermata di recente la volontà della Fondazione Friuli di mettere in campo nuove ipotesi di lavoro per sfruttare ogni opportunità di collaborazione, rafforzando le relazioni esistenti e estendendole ad altre realtà. Il presidente Giuseppe Morandini ha auspicato la nascita di una ‘squadra’ che veda assieme Cineteca, Cinemazero, il Conservatorio Tomadini e il Teatro Verdi di Pordenone in qualità di promotore di cultura cinematografica, specie riguardo alla musica da film. L’unico buio ammesso, a questo punto, è quello in sala per la proiezione!
Luci in sala dopo il buio della crisi
Le rassegne più importanti puntano sul ritorno del pubblico, ma senza trascurare lo streaming e la necessità di ‘fare squadra’
42
articolo precedente