Luca Dorotea ha iniziato la sua carriera con i Carnicats, prima di esordire con l’album ‘Vai fradi’, portato in tour con una nuova band. Primo maggio 2017. Sono le 15.30 circa quando sul palco del Concertone di Roma, in piazza San Giovanni, si sente pronunciare un ‘mandi’. E’ quello di Doro Gjat, al secolo Luca Dorotea, il rapper tolmezzino che ha ‘battezzato’ la prima volta della Carnia al mega-live capitolino, che quest’anno ha visto alternarsi fino a tarda notte big internazionali (The Editors, Bombino) e nazionali (Samuel, Edoardo Bennato, Ermal Meta, Francesco Gabbani, Teresa De Sio…), stelle dell’indie e dintorni (Ex Otago, Brunori Sas, Motta, Lo Stato Sociale…), presentati da Camilla Raznovich e Clementino.
Partito tanti anni fa con i Carnicats e la ReddArmy, Doro ha pubblicato a fine 2015 il suo album d’esordio ‘Vai fradi’, seguito da quattro singoli. Dopo una selezione di oltre 100 artisti da tutta Italia, si è guadagnato assieme ad altri ‘emergenti’ lo spazio per l’esibizione sul mega-palco, dove ha presentato ‘Il momento è ora’. Uno dei pezzi più belli di un album che supera il luogo comune sull’emigrazione e su una regione “lassù in fondo a destra: stiamo lassù in cima – ha detto Luca alle migliaia di spettatori – e ci spostiamo poco”.
Che livello di soddisfazione è stato trovarsi con la tua band sul palco del Primo Maggio?
“E’ stata un’emozione che ci porteremo dietro per un sacco di tempo”.
La scelta del brano è stata mirata?
“No, è stato tutto casuale. Ho fatto il contest con una certa leggerezza, perché dopo aver pubblicato l’album ho partecipato a diversi concorsi. Quello era l’ultimo e mi sono detto ‘facciamone ancora uno’. Poi mi sono chiesto quale pezzo mandare e ho pensato a ‘Il momento è ora’, che si è rivelato una scelta azzeccatissima. Anche perché Max Rossi, il cantante svizzero presente sul pezzo originale, è riuscito a venire a Roma e ad essere con noi sul palco. In più era un pezzo cui tenevo molto, perché è molto personale e ha una parte in friulano. Insomma, aveva tutti gli elementi che volevo passassero…”.
Ti sei sentito, a un certo punto, come se sul palco ci fosse tutta la Carnia con te?
“Esatto, e anche parte del Canton Ticino, che non era mai salito su quel palco e si è sentito parte del progetto: si è verificato un gemellaggio”.
Dalle immagini Tv, si notava che il pubblico rispondeva bene a un artista che si presume non conoscesse…
“Quello del Concerto del Primo Maggio è un bel pubblico: non è lì per un nome in particolare, ma per sentirsi tutto. Sono entusiasti di quello che arriva e noi abbiamo sentito delle energie molto belle. Suonare dal vivo per me è un po’ come la risacca del mare: qualcosa dai e qualcosa torna, e quando ha iniziato a tornare indietro l’abbiamo sentito tutti ed è stato bellissimo”.
Come sei arrivato allo storico ‘Mandi Roma’?
“E’ una bella storia da raccontare. Appena sono salito sul palco, ho detto ‘buon pomeriggio Roma’, perché pensavo di chiudere con il ‘mandi e grazie’. Ho visto uno in prima fila che mi ha fatto un gesto strano come a dire ‘cosa stai dicendo?’. E allora io: ‘Ok, mandi Roma, è quello che volevate. Significa che c’erano dei friulani!”.
Hai pensato che il prossimo obiettivo potrebbe essere salire su quel palco come ospite, con un set completo?
“Sarebbe bellissimo! Ci siamo dati come obiettivo non il prossimo anno, ma il 2019. Puntiamo a salirci in piena grinta e ad asfaltare tutta piazza San Giovanni”.