Ocjo, lo spettacolo che racconta la legge 626 sulla sicurezza, sarà replicato per la 119a volta il 6 dicembre all’auditorium Zanon: sono tre ore senza interruzione ideate per alimentare la riflessione sulla centralità della prevenzione e di una puntuale applicazione delle norme quale fondamentale presidio per contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro. É un argomento troppo spesso in prima pagina che, secondo gli organizzatori, va affrontato a partire dai banchi di scuola e non solo secondo le modalità della formazione tradizionale … e che non manca mai di coinvolgere profondamente gli studenti, come dimostrato dagli applausi scoppiati spontaneamente in alcuni momenti dello spettacolo anche durante l’ultima rappresentazione.
Trasformare i concetti in emozioni: da queste semplici ma innovative idee si è sviluppato Ocjo che, nato nel 2005 al teatro Bon di Colugna, viene continuamente replicato nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università di tutt’Italia. Non un convegno sulla sicurezza, dunque, ma un evento che, con efficacia, conduce alla coscienza che la sicurezza non ha tempo, né stagioni, né orari: è un bene da salvaguardare che deve essere cultura collettiva prima che oggetto di disciplina tecnico giuridica.
Lo spettacolo si apre con la toccante testimonianza di Flavio Frigè, grande invalido del lavoro che, in “Racconti”, parla della sua tragedia personale. A 15 anni, lavorando in una piccola azienda metalmeccanica, fu colpito da una scarica elettrica che lo ha privato di tre arti. Rinato grazie al centro protesi di Modena Oggi, dopo quarant’anni racconta la sua storia per sollecitare tutti a stare attenti per “lavorare senza farsi male”.
Poi è la volta dell’incalzante monologo Metalmezzadri di Bruzio Bisignano, ex siderurgico ora formatore in materia di prevenzione che trasforma i concetti in emozioni ricordando i volti, le storie, i sogni spezzati di chi sul lavoro ha lasciato la vita. Alle sue spalle, unica scenografia, sono proiettate le diapositive di articoli e dati sugli infortuni in Italia, a partire da quelli che hanno consentito il boom economico: tra il 1951 e il 2012 si contano 53 milioni di infortuni, soprattutto nelle piccole imprese.
Finale con lo sketch cabarettistico dei Trigeminus “626 ridiamoci sopra ma pensiamoci su” dove una ispettrice del lavoro ha a che fare con un seggiolaio manzanese del tutto privo delle informazioni di base per garantire sicurezza e igiene nella sua piccola azienda. Un finale amaro, seppur pieno di spassose gag, che riesce a far passare il messaggio fondamentale: prevenire per non rischiare.