Si terrà dal 13 al 17 settembre al Teatro Miela di Trieste – con un’anteprima a Roma il 10 e l’11 settembre – il festival internazionale del cinema e delle arti ”I mille occhi”.
Il maggior archivio italiano è infatti da cinque anni main partner del festival accanto alla Cineteca del Friuli di Gemona, e offre al festival l’opportunità di un’importante presentazione romana.
Cineasti giovani come i francesi Thomas Jenkoe e Diane Sara, o come gli italiani, Roberto Caielli, Nicola Vicidomini e Miona Deler tutti presenti al festival, s’intrecceranno con omaggi a cineasti del passato, trattati anch’essi come cineasti per il pubblico di oggi.
Il Premio Anno uno, che come ogni anno concluderà il festival, segnalerà stavolta un cineasta italiano, il siciliano Franco Maresco, di cui verrà proiettato l’ultimo film “Io sono Tony Scott”, insieme ad alcune anticipazioni del nuovo film che Maresco sta montando. Maresco parlerà al festival anche del suo progetto mancato sul triestino Lelio Luttazzi, altro musicista da lui amato.
Poiché la precedente edizione del festival fu segnata dalla riscoperta in profondità dell’opera di Zurlini, il festival ne ha colto lo spunto per un viaggio nel cinema italiano più marcato dall’opera di questo grande regista.
La serata inaugurale sarà quindi dedicata al cineasta che Zurlini sentì più vicino, il Pasolini di “Il Vangelo secondo Matteo”, che sarà proiettato alla presenza del protagonista Enrique Irazoqui.
Altro percorso a partire da Zurlini sarà dedicato al cineasta veneziano Gianni Da Campo, di cui verranno proiettati i tre unici lungometraggi e un cortometraggio, alla sua presenza.
Zurlini (anche per la sua messinscena da Silone) è con Da Campo e Pasolini tra i cineasti non credenti più volte attratti da temi religiosi. Il programma li presenterà insieme ad altri film italiani che hanno toccato liberamente temi religiosi, da “Francesco giullare di Dio” di Rossellini a “Peppino e Violetta” di Cloche, il film italiano più amato da John Ford.
La rassegna li unirà ad alcuni preziosi documenti, come il film “ufficiale” del Concilio Vaticano II realizzato da Antonio Petrucci, il film di Romolo Marcellini “Guerra contro la guerra” (protagonista Pio XII) e la diretta televisiva della messa di Paolo VI per Aldo Moro.
Seguendo questi percorsi a partire da Rossellini, Pasolini e Zurlini, il festival vuole riscoprire la forza di un cinema italiano (che Maresco oggi riprende) in cui si affronta il rapporto tra fede e assenza di fede non come scelta aprioristica ma nella capacità del cinema di riferirsi alle presenze fisiche che sono il territorio imprescindibile di ciò che è il cinema.
Il segmento del programma prende il titolo-sfida “Salvare i corpi”, perché da Dreyer a Zurlini il cinema ha sempre unito il destino delle anime a quello dei corpi. E, in questo momento di passaggio dall’analogico al digitale, la rassegna segnalerà anche l’imprescindibile fisicità delle immagini analogiche, di cui anche il digitale deve recuperare la forza.
Il programma dedicherà particolare attenzione anche ad alcune figure che collegano il cinema italiano con Trieste. Saranno completati gli omaggi a Lia Franca e Laura Solari, e il trittico di affascinanti attrici triestine includerà inoltre un omaggio a Federica Ranchi, che sarà presente al festival.
Ci si soffermerà inoltre sugli Studi Ceria, costruiti negli anni 60 alla Fiera di Montebello, quale unica casa di produzione con studi cinematografici mai operante a Trieste. In programma il dittico di Leonviola “Le gladiatrici” e “Taur il re della forza bruta”, girato anche alle grotte di Postumia.
Un omaggio “triestino” ulteriore sarà dedicato a Tino Ranieri, critico importante quanto i più noti Kezich e Cosulich, accanto a cui fu tra anni ’50 e anni ’70 una figura meno appariscente ma non meno significativa. Il suo interesse per il western, condiviso con Kezich, lo portò anche alla narrativa per ragazzi, precedendo la nascita del western all’italiana. L’omaggio avverrà alla presenza di Franco Giraldi, di cui verranno proiettati il primo e l’ultimo western.
Da Trieste all’Adriatico, il programma include l’anteprima di un omaggio al cineasta pugliese Francesco De Robertis, più volte attivo nella parte settentrionale dell’Adriatico, tra Laguna Veneta e Quarnero. L’omaggio sarà introdotto dal critico Maurizio Cabona.
Tra i molti altri punti del programma, verrà realizzato un omaggio al collezionista coneglianese Attilio Cappai, la cui raccolta è stata acquisita dalla Cineteca di Gemona. Se ne vedranno alcune copie particolarmente rare, come “Voglio vivere così!” di Mattòli e “Le verdi bandiere di Allah” di Gentilomo.