Non fosse stato per l’infelice e sgradevole uscita di un ex campione del mondo (il friulano di nascita Fulvio Collovati) sull’incompatibilità – diciamo così – tra il mondo femminile e quello del calcio, almeno a livello di competenza tecnica, non avremmo voluto fare l’ennesima celebrazione sull’8 marzo. Perché le donne meritano 365 giorni e non 1 solo di attenzione e rispetto, anche se la mentalità che sembra riemergere è quella di un ritorno al passato, di una rinuncia a una parte di quello che è stato ottenuto.
Senza parlare di massimi sistemi, ci limiteremo a dire che la creatività, in regione, indossa spesso e volentieri i panni femminili e che, anzi, non c’è bisogno di ‘quote rosa’ per individuare in tutti gli ambiti dello spettacolo e della cultura una lunga serie di donne, giovani, giovanissime o mature, che si sono messe in mostra con la forza delle loro proposte, vincendo premi, scalando posizioni, imponendosi a una platea più che regionale.
Partiamo dalla musica, che da tempo – e non solo a livello locale – ha visto abbattere le barriere ‘di genere’ e, anzi, spiccare musiciste, cantautrici e rockettare. Nella classica, per esempio, dove le donne rappresentano da tempo una maggioranza anche numerica a tutti i livelli, dalle enfant prodige fino alle musiciste e cantanti dalla carriera rodata, non meraviglia più la presenza di bacchette femminili: come Fabiana Noro, sotto la cui guida il Polifonico di Ruda è diventato il coro virile più premiato.
Poi c’è il rock, e il pop, e il jazz. E nomi di livello internazionale come Elisa e Lodovica Comello, ma anche cantautrici che si portano a casa riconoscimenti di prestigio (le più recenti: Paola Rossato e Irene Dolzani, ma anche Rebi Rivale, Elsa Martin, Serena Finatti, Giulia Daici). Rockettare da record (Eliana Cargnelutti, fondatrice della prima tribute band al femminile dedicata ai Deep Purple), cantautrici multitasking come Angelica Lubian e nuove leve del rap e della club culture (MissTake, Chantal, la California Dj oggi nei Coma_Cose).
in principio c’erano le femministe (per alcuni ‘le streghe’), ma oggi – come spiega bene Giulia Blasi nel suo Manuale per ragazze rivoluzionarie – il concetto di femminismo è cambiato. Si parla di collaborazione, partecipazione, sorellanza. E proprio sul concetto di condivisione (che diventa senso civico e impegno) l’attrice e regista Rita Maffei ha impostato L’assemblea, esperimento di teatro partecipato che riflette sul ‘68 e sull’eredità del movimento dal punto di vista delle donne, in scena lo scorso anno al Palamostre: un’esperienza di cui traccerà un bilancio venerdì 8 al Caffè dei Libri di Udine.
Da Pordenone arriva l’input di Bruna Braidotti, che non ha mai ceduto le sue istanze di donna e artista e nel 2018 è arrivata a portare a Cuba e in Cile le sue proposte teatrali. Dopo i significativi esempi di costanza nel portare avanti un concetto di mondo che può cambiare, l’eredità della creatività e del senso di sorellanza è raccolto da artiste, attrici e autrici impegnate come Marta Cuscunà, che incentra la sua ricerca sul ruolo del femminile nella storia (da La semplicità ingannata al recente Il canto della caduta). O come Giuliana Musso, che da Nati in casa all’ultimo Mio eroe pone l’accento sugli stereotipi imposti dal patriarcato. Aida Talliente, invece, racconta storie di donne forti non solo in senso morale, come Aisha l’ex ragazza soldato ivoriana o Sospiro d’anima, dedicato a un’altra donna in prima linea: la partigiana friulana Rosa Cantoni.