Artista, performer, sperimentatore, narratore atipico di storie originali sia in musica che disegnate, il pordenonese Davide Toffolo – ‘l’uomo mascherato’ della band Tre allegri ragazzi morti e cartoonist di fama internazionale – è stato scelto per aprire il cartellone di eventi In un futuro aprile, dedicato ai 100 anni di Pasolini nella sua Casarsa. Proprio il giorno del centenario, sabato 5 al Teatro Pasolini, sarà protagonista di una conversazione scenica con Gian Mario Villalta sul filo rosso I Maestri sono fatti per essere mangiati: una ricostruzione di Pasolini attraverso immagini, voce, canzoni e la graphic novel realizzata da Toffolo nel 2002 e più volte ripubblicata. Accomunati dalla passione per diverse forme d’arte, il poeta di Casarsa e Davide sono anche, in maniera e in tempi diversi, profondamente anticonvenzionali.
“Pasolini – ammette – aveva una visione anti-borghese e fuori dalle convenzioni, ma in un territorio ambiguo come quello del personaggio pubblico, che è una malattia! E’ sempre stato critico rispetto alla realtà, mai consolatorio, mantenendosi libero e lontano dal potere. E’ rimasto imprendibile perché la poesia è effimera, non un oggetto di consumo”.
Parlare di lui in pubblico in questa data è più una soddisfazione personale o una responsabilità? “Non vivo il fatto come una sorta di ‘investitura’, né mi interessa: sono più un ‘ripetitore’ che una fonte, anche se riaprire le pagine del mio libro mi ha fatto riscoprire le parole del poeta e mi sono innamorato di nuovo di Pasolini”.
L’uomo più attaccato in vita è diventato il più ‘citato’ e trascinato da ogni parte. Un paradosso? “E’ stato tirato di qua e di là 1000 volte, ma l’importante è che non sia stato dimenticato, semmai rivalutato. Per realizzare alcune pagine per Linus mi sono confrontato con l’orazione funebre di Moravia, quella in cui dice che si ricorderanno di lui come una voce vera anche tra 100 anni, ed è stato davvero emozionante. Ma ci sono anche contraddizioni, perché Pasolini rimane scomodo, inquietante. Bertolucci racconta che la prima volta che lo incontrò, pensava fosse un mezzo delinquente!”.
E pensare che la sua stessa figura, oggi, è diventata un’icona! “La forma del suo corpo e la sua estetica sono importantissime. Il suo uso dell’immagine è contemporaneo, anche se il suo cinema mostra il tempo più della poesia. Amava la pittura e pure il fumetto, ed è solo una parte di una personalità complessa, difficile da interpretare: ogni analisi e rilettura, anche questa, è arbitraria, data la sua assenza”.
Forse perché pochi di quelli che ne parlano lo hanno letto? “La sua lettura non è facile: è un privilegio per pochi, ma possiamo sentire la sua voce registrata. E’ un contenuto diverso, non la parafrasi: il mio antidoto per provare a stare dentro a un linguaggio complessivo. Da 20 anni, da quando ho fatto la graphic novel, tutti mi chiedono cosa avrebbe detto Pasolini di questo o quello, ma la sua grandezza sta nel fatto che tutta la sua scrittura è poetica e va oltre il contingente: parla della condizione umana e tocca tutti con enorme pietà”.
Abbiamo parlato tanto di poesia e poco di musica: allora, arriva il nuovo album dei Tre allegri ragazzi morti? “Ormai son passati 3 anni da ‘Sindacato dei sogni’… “Esce a metà marzo, anticipato da due singoli, La gente libera e A me di Roma piace il rap: sarà un altro cambiamento, perché abbiamo creato una superband coi Cor Veleno, gruppo storico del rap romano, con un sound nuovo. L’album richiama nel titolo uno storico esperimento sugli adolescenti americani (Mkultra, ndr) e racconta la nostra condizione attuale: siamo parte di un esperimento e capiremo tra anni cosa è stata la limitazione della libertà”.
Quindi la mascherina, quella col teschio dei Tarm, resta ancora? “Siamo troppo vecchi per levarla e ci dà quell’eternità che tutti cercano. E poi, noi ce l’abbiamo da tempo ed è la più bella che c’è!”.