Nominate un genere o una moda degli ultimi 25 anni e lui c’è stato. Il punk, la post-wave, il Mod revival, il soul ‘bianco’, il rap, l’acid jazz, il brit-pop e il recupero del classic rock, senza contare elettronica, krautrock, jazz e molto altro. Sul palco dal lontano 1976, quando aveva 18 anni, a Paul Weller mancava solo una cosa nella sua lunga e articolata carriera: un concerto in Friuli. E mercoledì 8 a Villa Varda di Brugnera, nell’ambito di ‘Blues in villa-Miv Festival’, ecco finalmente il Modfather, gioco di parole tra Mod, la sua ‘religione’ di stile da sempre, e ‘Godfather’, padrino, in virtù dell’influenza – non solo musicale – di questo perenne giovane inglese della suburbia londinese sulle generazioni successive.
DUE BAND AGLI ANTIPODI
Dal 1976 al 1982, scrive la storia con The Jam (album consigliato: ‘All mod cons’), un trio che subito inizia a guardarsi indietro mentre tutti cantano il ‘no future’ punk. Sei gli album da studio, con uno stile che rilegge Who, Kinks, Beatles, Small Faces, Pretty Things, e poi lo stop – tra lo sconcerto generale – al massimo del successo, quando la passione per la black music si fa accesa. Dal 1983 all’89 è il momento di The Style Council, la sua versione degli anni ’80: raffinati, quasi jazz (più latin che altro) e molto soul, odiati da chi considera quel decennio un’accozzaglia di iper-produzioni da classifica ed esibizione di abiti da sartoria (di taglio italiano: una passione di Paul!). Ma più originali di tutto il resto in circolazione, per almeno 4 album su 6 (consigliato: ‘Our favourite shop’), compreso quello house rifiutato dalla casa discografica.
UN PUNTO DI RIFERIMENTO
Dal 1992, 12 lavori solisti in studio (‘Stanley Road’ su tutti) e una fama crescente. Fratello maggiore… dei fratelli Gallagher – anche per il carattere spigoloso – , Paul Weller cambia ogni volta, passando dal folk al rock, dai vecchi amori come i Traffic ai ritmi delle ultime generazioni, aumentando la sua fan-base a ogni nuova uscita. ‘Saturns pattern’, uscito a maggio, è una summa dell’intera carriera: un disco da ‘o si ama o si odia’, come tutto Weller, che non lascia punti di riferimento, risuona e rielabora tutto quello che c’è stato negli ultimi 4-5 decenni con originalità, eleganza e passione. Dal vivo, poi, ‘l’uomo cangiante’ va indietro fino a Jam e – pare – Style Council, Succede raramente: un motivo in più per non perderlo!