L’1 marzo 1973 usciva The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, l’album dei record di un decennio, in classifica per 736 settimane fino all’88, con 40 milioni di copie vendute. Il vertice della band inglese e di tutti gli Anni ‘70, oltre che un’icona e il disco preferito dagli audiofili per testare un impianto stereo! Nel ‘94, dopo un ultimo tour che passò anche per Udine, la fine di una band che si era sgretolata da tempo, e l’inizio di una leggenda portata avanti ovunque dai veri eredi: le tribute band.
I Pink Planet, nati meno di due anni fa, sono ‘another Pink Floyd tribute’, ossia una proposta diversa già concettualmente, che non cerca d’imitare gli originali, ma offre uno show multimediale realizzato come se Gilmour & C. fossero attivi ora. Con effetti scenici prodotti ex novo, l’iconico cerchio per le proiezioni, i laser e una scaletta che comprende quasi l’integrale di The Dark Side…, ma anche brani che i Pink Floyd suonarono poco dal vivo, o mai.
Ai nove musicisti e coriste dai 18 ai 60 anni si è aggiunto un decimo elemento. Che è proprio chi scrive questo articolo, e dopo 30 anni a recensir concerti si è trovato dall’altra parte, non con uno strumento, ma usando le parole. Lo spettacolo dei Pink Planet è infatti intervallato da interventi che raccontano non solo la storia, ormai disponibile a tutti, ma pensieri, sentimenti e background della band, mescolando verità e fiction.
Venerdì 24 al Benois De Cecco di Codroipo e il giorno dopo all’Italia di Pontebba saranno – anzi, diciamo pure ‘saremo’, per abbattere la quinta parete -, ospiti del circuito Ert con uno spettacolo che è un modo per far vivere ancora una storia unica. Senza nostalgia e con tanto rispetto, perché 50 anni sono importanti, anche quelli di una mito.