Inizia – più o meno – la bella stagione, iniziano i concerti all’aperto. Tutto bellissimo, se non fosse che qui piove, e spesso. Che sia un’estate torrida o precoce, in ritardo o prolungata, poco cambia: se Giove pluvio o chi per lui vuole accanirsi, lo farà con precisione scientifica. Il conteggio delle serate cancellate dalla pioggia, rovinate parzialmente o totalmente, è lungo: l’ultima solo un paio di settimane fa (i Dream Theater a Lignano).
E’ vero anche il contrario, ossia che la stragrande maggioranza dei concerti estivi si tiene ugualmente, meteo sfavorevole o no. Ma ci sono (stati) luoghi e persino personaggi che hanno legato le loro fortune alle bizze del tempo. Andando indietro con la memoria, rimandiamo al racconto a lato del vero esperto Marco Virgilio per ricordare i Pink Floyd, salvati in extremis. Sul podio poi ci mettiamo Bob Dylan: tre volte in Friuli, tre volte ha piovuto, con una sola data cancellata (2001 a Udine) e le altre due (1996 a Villa Manin e 2015 a San Daniele) avviate dopo un pre-concerto da lupi.
Tutti i frequentatori accaniti dei festival estivi sanno che la nuvoletta di Fantozzi è dietro l’angolo, ma che esistono alcune località che, per motivi geografici, sono più a rischio di altre. Fin quando era in Friuli, a Osoppo, il Rototom Sunsplash ha dovuto lottare con piogge intense, temperature poco estive e live cancellati all’ultimo (tipo i Cypress Hill, pre-accolti alle 24:00 da un monsone!). Anche Folkest, nella sua sede di Spilimbergo, ha spesso fatto i conti coi classici temporali spacca-estate di fine luglio, dal Branduardi rimandato al Finardi interrotto a metà, ai Jethro Tull che hanno suonato, imperterriti, sotto il diluvio. E infatti, ora ha deciso di anticipare di una decina di giorni le serate finali.
Se i monti sono a rischio (non sempre: al No Borders di Tarvisio, Moby suonò sotto un cielo limpido, mentre la pioggia insisteva a pochi km), non è che al mare le cose vadano sempre meglio. Grado ha visto annullare due concerti, quelli di Eros Ramazzotti e Zucchero nel 2006 e 2008, per ‘condizioni meteo avverse’ (e usiamo un eufemismo). Di Lignano abbiamo già parlato all’inizio, ma è giusto ricordare che in diverse occasioni le brezze marine hanno tenuto lontane le nuvole (ai Beastie Boys nel passato remoto, ai Bauhaus dieci anni fa) scatenate nelle vicinanze. Sotto la pioggia, forse più di una volta, anche il Festivalbar, ma senza troppi disagi per gli artisti, tranne che… per il look.
Il meteo capriccioso agisce a diversi livelli: per gli organizzatori può essere un… rovescio anche economico, per il pubblico una doppia iattura (bagnati e scontenti). E succede dappertutto, anche più di una volta: a Brugnera, negli ultimi anni, sono state annullate date importanti per gli aficionados (Tedeschi Trucks Band, Paul Weller…). Piove anche sui più grandi, seppure con qualche differenza. Per dire: l’acqua ha fermato Vasco forse solo una volta, nelle sue decine di date friulane. Santana, la scorsa estate a Cividale, ha vissuto un revival di Woodstock fermandosi in tempo (per lui, non per il pubblico…) prima dei bis e di una precipitazione-record, ma in tutte le altre date in regione era stato baciato dal sole.
E poi ci sono i fortunati (Springsteen ha suonato all’aperto anche a ottobre!), gli stakanovisti (i Radiohead, avanti sotto la pioggia: da inglesi, ci sono abituati…), i temerari (Paolo Fresu che al Mittelfest intona due note della Canzone dell’uccello del malaugurio prima che si aprano le cateratte del cielo!). E i coraggiosi, come Bon Jovi, che a Udine chiama il suo chitarrista Richie Sambora per prendersi contemporaneamente un breve ma intenso scroscio di pioggia e l’abbraccio del pubblico. Del resto, citando un film di culto di 20 anni fa, ‘Non può piovere per sempre’. Neanche in Friuli.
“I Pink Floyd più forti delle mie previsioni”
C’era una volta… insomma, tanto tempo fa, stavo parlando con un amico e di botto mi sento dire: “Gira voce che i Pink Floyd suoneranno ad Udine!”. Non può essere, penso, scherzi?! Eravamo a cavallo tra fine ’93 e inizio ’94, il mitico gruppo rock che ha segnato pezzi della mia infanzia e l’adolescenza, la colonna sonora della mia vita insomma, suonerà nella piccola e periferica Udine? Ebbene sì!
E’ il 15 settembre 1994, il biglietto ce l’ho in tasca da mesi, protetto come un gioiello inestimabile, diversi amici sono convenuti da tutto il nord Italia, ogni tassello è al suo posto. Ma… siamo in Friuli, bellezza! Analisi sinottica, tipo quelle che declamo ogni giorno su Telefriuli: “una profonda depressione con minimi sulla Danimarca, alimentata da aria fredda, determinerà sulla regione condizioni favorevoli a marcata instabilità atmosferica con rischio di temporali di forte intensità”.
Ci presi in pieno con la previsione e mi presi, assieme ad altri 45mila, copiosi scrosci di pioggia da nubi plumbee e vorticose, illuminate da innumerevoli saette con l’aria agitata dal vento e da fragorosi tuoni. Ci si mise anche l’artiglieria con scariche violente di grandine. La mia terra, così generosa quanto a scibile dei fenomeni atmosferici possibili, stava per mandare in pezzi l’agognato momento catartico sotto i duri colpi di Giove pluvio.
Ma quella volta il dio della musica non fu insensibile. Ad un quarto d’ora dall’inizio del megaconcerto, la falce argentata della Luna apparì nel cielo. E con essa le stelle. Tutte le stelle, quelle del firmamento e quelle in carne ed ossa, che ancora oggi mi aprono il cuore dopo le prime tre note. Cosa avrà fermato la sarabanda atmosferica? La potenza dei riff di chitarra di David Gilmour? il monumentale muro di suono delle tastiere di Rick Wright? La magia senza tempo del Great gig in the sky? Non si è mai saputo.
In vista dell’estate e dei concerti en plein air, dunque, ricordiamoci che viviamo in Friuli, un’adorabile lembo di pianura compreso e compresso tra le montagne ed il mare, anche per questo uno dei luoghi più piovosi d’Europa. E allora godiamoci lo spettacolo comunque vada, contiamo senza illusioni sulla benevolenza del dio della musica, ma restiamo con i piedi per terra, il Friuli sarà sempre il Friuli e i Pink Floyd a Udine hanno suonato una volta sola.