Teobaldo Ciconi farà ritorno a San Daniele del Friuli con una serata a lui dedicata, venerdì 8 aprile, alle 20.45 al cinema Splendor (S. Daniele – via Ippolito Nievo, n. 8). In questa occasione verrà proiettata ‘La statua vivente’, film ispirato al dramma dell’autore sandanielese: ‘La statua di carne’. La pellicola, fresca di restauro, è stata subito considerata uno dei primi tentativi di neorealismo italiano e questa sarà in assoluto la sua terza proiezione prima di una tournée in cui farà da protagonista. Il film verrà preceduto da un intenso dialogo tra Angelo Floramo e Paolo Patui, voci della cultura sandanielese.
Questo evento è stato organizzato in sinergia tra Leggermente, Officine d’autore, Cineteca del Friuli, Comune di San Daniele e Biblioteca Guarneriana.
Il film ‘La statua vivente’ (1943) di Camillo Mastrocinque è stato ritrovato in circostanze particolarmente fortunose in Argentina. La pellicola, girata e ambientata a Trieste, si ispira al dramma ottocentesco di singolare importanza drammaturgica “La statua di carne” che ha conosciuto nel XX secolo numerose e importanti versioni cinematografiche, di cui tre in epoca muta, la più nota risale al 1921 ed è stata realizzata da Mario Almirante. In quest’opera Paolo colma la sua disperazione di marito rimasto vedovo rintracciando, con l’aiuto di un amico, una donna, Noemi, in tutto e per tutto somigliante a Maria, la moglie scomparsa. Ma Noemi è spregiudicata e soprattutto non innamorata. Paolo la convince a fargli giornalmente visita. La pagherà per questo, per guardarla e ricercare in lei la moglie perduta. Ma questo è solo l’inizio dello strano connubio fra i due.
Teobaldo Ciconi, sandanielese d’origine nato nel 1824, si immaginava poeta e non sapeva che invece a dargli un’incredibile notorietà sarebbe stato il teatro. Che Teobaldo concepiva come strumento di educazione morale e sociale. E per certi versi anche politica, vista la sua diretta e convinta partecipazione alle lotte risorgimentali che gli costarono l’obbligo di fuggire dal Friuli, lontano dagli Asburgo, per trovare riparo e ispirazione a Milano, Torino, Firenze. Una brillante commedia – Le Pecorelle smarrite – entra nel repertorio indiscusso di ben cinque compagnie primarie italiane. Non è da meno la sua copiosa produzione successiva. I suoi folti baffi, il suo sguardo malinconico e profondo, il suo fisico esile scavato dalla tisi divengono un’icona conosciuta dal vasto pubblico teatrale italiano di metà ‘800. Strappato alla vita non ancora quarantenne firma un ultimo dramma, ‘La statua di carne’.
Per partecipare alla serata è obbligatoria la prenotazione (tramite SMS o WhatsApp al numero +39 339 3697658 oppure e-mail, indicando recapito telefonico, a [email protected]).