A suo modo, ormai, è un classico. Un esponente di quel pop d’autore e ‘adulto’ che dagli esordi negli ’80 a oggi è cambiato molto, così come il pubblico di Luca Carboni, che riporta in regione il suo ‘Sputnik Tour’. Uno show colorato, dove luci e laser emergono da un maxischermo digitale e le immagini raccontano e amplificano la musica come fotografie della carriera e della storia musicale dell’artista, che proprio grazie alle canzoni degli ultimi due progetti ha attirato tanti giovani.
Per i suoni di questa nuova serie di live dello Sputnik Tour nei principali teatri d’Italia, che riparte proprio dal Teatro Nuovo Giovanni da Udine giovedì 7, Carboni ha voluto una situazione elettronica, figlia proprio dell’ultimo album Sputnik, pubblicato nel giugno scorso, accompagnata da momenti più acustici ed elettrici. Accompagnato dalla sua fidata band, in scaletta promette anche i successi del precedente Pop-Up e di oltre trent’anni di carriera in un concerto con tante anime come quelle del suo pubblico.
Sputnik è un album potente, diretto, essenziale, in cui Luca Carboni si conferma ancora una volta hit-maker con testi ironici e al tempo stresso profondi, come accade ormai puntualmente ad ogni nuova pubblicazione, sin da quegli anni a cavallo tra ’80 e ’90 che lo hanno visto emergere come stella pop a tutto tondo. Contrario a ogni forma di ‘razzismo musicale’, Carboni rifiuta di essere imprigionato in un’unica categoria, sentendosi libero di spaziare fra più generi, abbattendo via via gli steccati artistici: “Il pop – ci spiegò in un’intervista di qualche tempo fa – non è un genere, ma si trova all’interno di altri generi, anche il rock. Farlo bene è difficile, ma devi avere voglia di far arrivare alla gente la voglia di provare a scoprire altro”.