“Mi metto di fronte al pubblico e gioco con loro. Ironizzo sulle manie, frenesie, ossessioni che caratterizzano la nostra vita e ci scherzo su, rivelando quei piccoli difetti che abbiamo tutti”. Gioele Dix, attore sia in teatro sia in televisione, amatissimo dal pubblico friulano, che riempie le sale in cui si esibisce, propone tutto questo nel suo nuovo spettacolo, ‘Onderòd’ (mercoledì 8 sarà al Pasolini di Casarsa, che chiude con lui la stagione). È una stand up comedy condita di musica, in cui Dix racconta, per immagini e per personaggi, l’Italia di oggi, la nostra.
‘Onderòd’ è uno spettacolo articolato, ce lo racconta un po’ meglio?
“È una sorta di fotografia dello scombinato paesaggio italiano con fantasmi vecchi e nuovi. A cominciare dalla comunicazione: è migliorata molto per ognuno di noi, ma è diventata quasi una schiavitù. Lo spettacolo lo comincio così: beccando qualcuno (e ce n’è sempre) che ha lasciato acceso il telefonino nonostante il buio in sala. Allora ci scherzo, dico ‘Lo lascio acceso anche io, non offendetevi se qualcuno mi chiama mentre sono qua sul palco’. È un modo per riderci su, in fondo siamo tutti sulla stessa barca”.
E poi?
“Gli spunti sono tanti, dal mito del ritorno alla campagna, che alla fine non è così idilliaca come ci si immagina, al salutismo esasperato: non si possono invitare gli amici a cena, perché uno è intollerante ai latticini, uno è celiaco e uno è vegano. Tanto vale trovarsi direttamente dopocena e andare al cinema”.
C’è spazio per l’automobilista ‘incazzato’?
“Certo, non può mancare. Il pubblico ci è affezionato e anche io, sono anni che mi fa compagnia”.
La sentiremo anche cantare…
“Diciamo piuttosto che c’è una parte dello spettacolo che è accompagnata dalla musica. Savino Cesario, chitarrista e compositore, che conosco da anni e ha lavorato con Paolo Rossi e Fabio De Luigi, mi fa da spalla, mentre io racconto alcune favole moderne. La scaletta cambia ogni sera, improvvisiamo, sarà una sorpresa per gli spettatori”.
‘Onderòd’ è un viaggio in Italia molto particolare. Com’è, secondo lei, il nostro Paese oggi?
“L’Italia è come quello studente di cui i professori dicono ‘è intelligente, ma non si applica, potrebbe fare di più’. Noi italiani siamo così: potremmo fare di più. Siamo diventati più maleducati, più volgari, più esibizionisti. Che senso ha sentire la frase ‘Dico quello che penso’, se uno pensa delle idiozie è meglio che stia zitto. Ma siamo anche campioni nell’arte di arrangiarsi e siamo capaci di restare in piedi nonostante l’orribile zavorra della casta che ci appesantisce. Malgrado tutto il Paese è ancora vitale, reattivo”.
Dopo la tournèe di ‘Onderòd’ che progetti ha?
“A settembre curerò la regia di uno spettacolo particolare, ‘Matti da legare’, una commedia drammatica con Giobbe Covatta ed Enzo Iacchetti”.