Sabato 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’area mostre del Teatro Verdi sarà eccezionalmente aperto dalle 16 alle 19 per visitare l’opera ‘25 novembre’: due labbra femminili emergono da una parete riflettente per urlare l’esistenza del femminile. L’opera è uno specchio nero intenso sulla quale riflettersi per vedersi immersi in un femminile da rispettare, difendere, promuovere, proteggere, liberare.
Realizzato a sei mani dagli artisti Marisa Bidese, Marco Casolo e Gianni Pasotti, 25 novembre è un lavoro che, nella sua essenzialità, condensa molteplici significati. Nonostante l’apparente immediatezza, l’opera implica una serie di rimandi alla storia dell’arte.
E’ l’oggettualizzazione della donna, il suo ridursi, appunto, a labbra. Ma lo specchio coinvolge all’interno dell’opera la realtà ‘al di qua’: il via vai del teatro, il pubblico innanzitutto. Come a dire: ci sei anche tu, qui, chiamato dal riflesso a riflettere su una società in cui femminicidio e violenza di genere sono solo la manifestazione più eclatante di una mentalità diffusa e pervasiva, che fa della donna una bocca chiusa in un silenzio di bambola.
Partecipare è semplice: basta avvicinarsi all’opera e guardarla, per essere protagonisti di un gesto d’arte contro la violenza: un impegno da testimoniare attraverso lo scatto di una fotografia da postare con l’hashtag #liberadiesseredonna. Le immagini saranno poi raccolte in un video e pubblicato sui canali web del Teatro Verdi per rendere visibile la più ampia comunità possibile contro la violenza sulla donna.
L’arte contemporanea genera dunque impegno civile, a Pordenone, grazie all’idea concepita dal Teatro Verdi, con l’opera – totem “25 novembre” realizzata dagli artisti Marisa Bidese, Marco Casolo e Gianni Pasotti. Un gesto d’arte che ha partorito un logo ‘a tutte labbra’, grazie al designer Patrizio De Mattio: il simbolo grafico in cui Pordenone tutta si è riconosciuta, autoproclamandosi “città contro la violenza sulle donne”.
“Realizzata a sei mani, l’opera 25 novembre è un lavoro che, nella sua essenzialità, condensa molteplici significati – spiega la curatrice d’arte Chiara Tavella – Nonostante l’apparente immediatezza, l’opera implica una serie di rimandi alla storia dell’arte. E’ l’oggettualizzazione della donna, il suo ridursi, appunto, a labbra. Ma lo specchio coinvolge all’interno dell’opera la realtà “al di qua”: il via vai del teatro, il pubblico innanzitutto. Come a dire: ci sei anche tu, qui, chiamato dal riflesso a riflettere su una società in cui femminicidio e violenza di genere sono solo la manifestazione più eclatante di una mentalità diffusa e pervasiva, che fa della donna una bocca chiusa in un silenzio di bambola”.
Settimana contro la violenza sulle donne – Comune di Pordenone, con il contributo di Regione – Direzione centrale lavoro, formazione, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, ricerca e università con il sostegno di Oro Marini.