La storia dice che solo la Prima Guerra Mondiale era riuscita finora a fermare un campionato di calcio di serie A. Correva la stagione 191415 e rimane l’unica in cui lo scudetto è stato assegnato d’ufficio, innescando polemiche che stanno proseguendo anche ai giorni nostri. Poi, più nulla è stato in grado di fermare l’intero massimo torneo in Italia. C’è stato un altro conflitto bellico mondiale, sono passati eventi atmosferici gravi, tanto da costringere al rinvio di partite, ci sono state ciclicamente turbolenze dovute al calcioscommesse, ma mai nulla era finora riuscito a far fermare quel pallone che rotola padrone sui campi di calcio.
Oggi il Covid-19 si sta dimostrando devastante a tutti i livelli. Vite ed economie del mondo intero sono messe a dura prova da una pandemia che da due mesi costringe le persone alla reclusione, con conseguente stop della maggior parte delle attività, calcio compreso.
L’Udinese ha da tempo chiarito il suo pensiero: inutile ostinarsi adesso e sprecare energie preziose per far ripartire il campionato, meglio pensare già alla prossima stagione. Il calcio, secondo la società friulana, non è una priorità in questo momento. Una affermazione che suona forzata, ma tant’è. Questione anche di ‘convenienza’? In fondo, a chiuderla qui, l’Udinese sarebbe salva. Se si decidesse di continuare, invece… tutto sarebbe di nuovo in gioco, salvezza compresa. E, per giunta, a fronte di spese importanti per rimettere in moto la macchina in totale sicurezza.
La società friulana, già in passato, ha affrontato situazioni molto difficili, ma è sempre riuscita ad affrontarle. La prima proprio in occasione dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando tre calciatori, Dal Dan 1°, Lunazzi e Fior, al rientro da una amichevole il 9 maggio, furono prelevati e portati nelle vicinanze del confine italo-austriaco, dove era dislocato un reparto di fanteria. Allora i giocatori, come i comuni cittadini, erano chiamati a lottare per il proprio Paese e questo hanno fatto. Quella volta davvero non c’era spazio per il calcio in un simile contesto e il campionato si è fermato. Anche in occasione del secondo conflitto, l’Udinese ha pagato dazio, dovendo rinunciare a giocatori chiamati dall’esercito. Un nome su tutti, quello del capocannoniere della squadra D’Odorico (25 gol) che è stato trasferito sul fronte russo ed è rientrato solo per le ultime tre gare del campionato del ’43. Altri non sono stati così fortunati: nel conflitto hanno perso la vita Donaer, Dreossi, Liani, Basaldella. Il campionato, però, è andato avanti. Nella stagione 1942-43, l’ultimo ufficiale prima dell’interruzione bellica, l’Udinese ha chiuso al terzultimo posto, ovvero: retrocessione. La sospensione dei campionati regolari da parte della Figc, però, in quella occasione ha significato salvezza per i bianconeri che, alla ripresa dei tornei ufficiali, si è ritrovata in serie B. E che dire di quanto è successo in occasione del terremoto del 6 maggio 1976?
Anche allora l’Udinese è stata duramente colpita. Il dirigente Mario Bertoli è morto sotto le macerie a Magnano in Riviera e, vista l’emergenza, lo stadio Moretti si era trasformato in accampamento dei vigili del fuoco e campo di atterraggio degli elicotteri che venivano in soccorso da ogni parte d’Italia. La sfida con il Monza in calendario il 9 maggio è stata rinviata al termine del campionato di C: in quella categoria l’Udinese è rimasta al termine della stagione. Su quelle macerie, però, nel nuovo impianto dei Rizzi che ha ospitato la squadra dal settembre di quell’anno, è iniziata la svolta storica per l’Udinese.
Con Sanson presidente, il giovane Dal Cin a indicare la strada, e mister Massimo Giacomini a guidare la squadra, l’Udinese ha compiuto il doppio salto dalla C alla A in due stagioni. Più tardi, nel 1986, mentre il mondo cercava di correre ai ripari dopo la catastrofe di Chernobyl, l’Udinese era impegnata su due fronti: totonero, che le è costato 9 punti di penalizzazione; e passaggio societario, con l’inizio dell’era Pozzo. Un avvenimento fondamentale per la storia bianconera. Sotto la magistrale guida dell’imprenditore friulano, l’Udinese ha passato indenne diverse tempeste e si è tolta molte storiche soddisfazioni, tirando sempre avanti dritta per la sua strada. Oggi si trova di nuovo di fronte ad un ostacolo imponente che, più che mai, mette a rischio l’intero sistema. L’impresa è uscirne nuovamente in piedi.