Storico successo per il triestino Matteo Parenzan che, a 19 anni, è il nuovo campione mondiale di tennis tavolo della classe 6 paralpimpica. A Granada, in una storica serata per il pongismo italiano, che non era mai arrivato a tanto, ha battuto in finale per 3-2 (3-11, 14-12, 11-9, 9-11, 11-6) il thailandese Rungroj Thainiyom, al termine di un incontro disputato in modo favoloso.
Solo un mese fa Matteo era in ospedale, perché gli era stato diagnosticato il diabete: ieri sera è salito sul primo gradino del podio ai Mondiali Paralimpici, arrivando all’atto conclusivo senza lasciare set negli ottavi al cileno Matias Pino, nei quarti al francese Esteban Herrault e in semifinale al britannico Martin Perry.
“Avevo già affrontato il thailandese – ricorda Matteo – quest’anno in finale a Lasko e avevo vinto per 3-0. Sapevo, però, perfettamente che mi avrebbe studiato ancora di più e avrebbe pensato a qualcosa di diverso per battermi. In effetti è stato così. Mi ha spinto molto sull’angolo del rovescio e nel primo set ho sofferto molto. Ero anche contratto e troppo frettoloso. Il secondo set si era messo bene, poi lui ha ribaltato la situazione e sul 9-4 per lui sono riuscito a rimanere sempre con la testa in partita e questo ha fatto la differenza. Anche nel quarto parziale, quando ero in vantaggio per 8-6, non mi è stato dato uno spigolo evidente e dopo aver perso il set ho resettato tutto e nel quinto sono ripartito. Sapevamo che Rungroj prende tutto e per fare il punto avrei dovuto far cadere la pallina per terra. La chiave del mio gioco è stata la risposta, perché lui serve bene e nasconde i servizi. Era poi importante tenerlo sul rovescio, per spostarlo sul diritto e di nuovo sul rovescio, facendogli fare un po’ di tergicristallo veloce, per non dargli tanto tempo per arrivare sulla palla facilmente”.
L’avvicinamento all’evento più importante dell’anno è andato perfettamente fino a un mese fa: “Sono stato ricoverato per una settimana, perché mi avevano diagnosticato il diabete di tipo 1. Ero un po’ in crisi e a un certo punto è stata anche in dubbio la partecipazione ai Mondiali. Mi ricordo, però, perfettamente la seconda sera che ho trascorso in ospedale. Ho scritto sul mio cellulare ‘Al Mondiale voglio vincere una medaglia, perché me la merito’. Volevo giocare a Granada e fare qualcosa di importante e questa è stata la molla che mi ha permesso di centrare l’obiettivo”.
“Con i miei genitori (Valentina e Michele, ndr) siamo stati bravi a capire velocemente cosa servisse fare per cercare di non subire dei cali di glicemia nel corso delle partite. In una finale durata cinque set questo è stato fondamentale. Conquistare un titolo del genere a 19 anni non è da tutti e sono il ragazzo più felice del mondo, perché il mio sogno è diventato realtà. Ho la tenacia del professionista, che si allena sette giorni su sette, andando anche all’Università (frequenta a Trieste il primo anno di Scienze Politiche dell’Amministrazione, ndr) e alla fine ho avuto ragione.
Ora l’Italia e il Fvg faranno il tifo per Giada Rossi, che oggi alle 17,15 affronterà la coreana Seo Su Yeon, nella finale di classe 2, dopo aver conquistato l’oro e l’argento nelle prove in coppia rispettivamente con Michela Brunelli e con Federico Crosara nel misto.