Daniele Molmenti, il campione olimpico di kayak, riparte da zero. Dopo la vittoria di Londra, e a tre anni di distanza dalle prossime Olimpiadi, a Rio De Janeiro 2016, dove punta al bis, ha già tutto in testa: strategia, programma di allenamenti. E altro.
Tre anni sembrano tanti ma non per preparare un’Olimpiade: da dove riprendi? “Praticamente da zero: dopo tanto tempo fermo bisogna ricominciare con tanta testa e ascoltandosi molto. Il rischio più grande è avere fretta di ritornare come nel 2012, ma la fretta consiglia male e spesso provoca incidenti di percorso. Fino a fine anno starò in Italia a fare il lavoro base”.
Una novità c’è: non più l’Australia come terra per svernare bensì…? “L’Australia è diventata davvero troppo cara e non sono più sicurissimo che sia la scelta adatta. Ci sono alternative appetibili come Dubai o sempre in Cina dove sono stato gli anni prima di Londra. Non ho ancora deciso perché aspetto cosa potrà offrirmi la Federazione”.
Ancora non si vede traccia del canale artificiale in Italia. I canoisti rimangono atleti con la valigia in mano… “Le promesse dopo la mia medaglia sono scemate com’è scemato l’interesse per il nostro sport. Ci sono dei progetti in giro per l’Italia ma ci credo poco perché l’interesse pubblico non è impostato su creare un futuro migliore”.
Anche il Noncello, poi, nonostante la tua prestigiosa presenza, non se la passa bene. Possibile che non si possa fare qualcosa per porvi rimedio? “Il Noncello è un esempio chiaro. Ho vinto, sono state fatte delle promesse ma ora il campo di allenamento è sommerso dalle alghe. Le richieste iniziali al Comune (di Cordenons, ndr) erano soltanto un container per poterci almeno cambiare al caldo. Vorrei tanto aiutare i ragazzi di Pordenone e Cordenons ma non saprei davvero come muovermi. Posso chiedere aiuto qui?”
Al momento quali sono le tue priorità? “La priorità è risvegliare il fisico e soprattutto la voglia di fare sacrifici per un obiettivo che ho già raggiunto. Non sarà facile, ma le motivazioni ci sono: spero tanto non siamo solo io e mia moglie a credere che sia possibile, ma tutti i fan e gli appassionati, e magari anche qualche sponsor che creda in quello che faccio”.
Lungo la strada da qui al Brasile ci sono le tappe intermedie: Coppa del Mondo, Europei e Mondiali. Cos’hai puntato nel tuo mirino? “I Mondiali soprattutto: sono le gare più importanti e quelle dove davvero la competizione è al massimo livello. Il prossimo in America: già un allenamento per i fusi orari dell’oltre Pacifico”.
Vincere è difficile, confermarsi ancora di più: quale ricetta in mente? “Niente ricette, è tutto scritto nei libri e il resto lo fa solo la voglia e la determinazione. Ho un sogno in testa che ho già cominciato a chiamarlo obiettivo: è molto difficile per tanti aspetti che non serve sappiate, ma quello che conta è che io ci credo!”.
I tuoi tifosi ti aspettano sempre con passione vera: vuoi mandare loro un messaggio? “Certo, sono parte della benzina che spinge forte la canoa, quindi oltre ad un saluto, il mio augurio e che non mollino mai la passione in noi atleti che abbiamo sacrificato anni della nostra vita per pochi minuti di gara dove rappresentiamo tutti gli italiani al mondo e riusciamo a regalarvi emozioni da sogno! Credete sempre in noi atleti che le nostre vittorie portano anche il vostro nome!”.