Ripartiamo da questo: Alessandro Ruoso ha vinto la Fim Bajas World Cup. Cioè, è il campione del mondo. Viene in mente il ritornello dei tifosi: “Ce l’abbiamo solo noi, ce l’abbiamo solo noi”. A marzo, il pordenonese ha vinto l’Italian Baja battendo nientemeno che Stephane Peterhansel, nume tutelare del fuoristrada a due e quattro ruote, e da lì in poi è stata una progressione fantastica fino alla conquista della Coppa del Mondo. In giugno è arrivato secondo in Romania alle spalle di Peterhansel (ma se un quad non gli avesse tagliato la strada, poteva anche ribattere l’asso francese). A luglio in Spagna un quarto posto a causa di problemi alla moto, poi ancora primo ad agosto in Ungheria e a ottobre in Marocco, mettendo al sicuro il primato a 87 punti tanto da non doversi sobbarcare anche l’ultima trasferta in Portogallo a novembre. Così il venezuelano Michael Berti gli è arrivato a un solo punto di distacco in classifica mentre il tedesco Andrea Mayer è rimasto a quota 64, davanti ai 49 del russo Dmitriy Agoshkov e i 37 di Peterhansel che, dopo la Romania, non ha più incrociato le ruote con il temibile rivale ‘made in Italy’.
Ma chi è Alessandro Ruoso? Molto semplicemente un ragazzone di periferia cresciuto a pane e motori secondo il dna di famiglia. Il padre Lino è stato campione europeo di slalom in auto, lo zio Mario ha vinto il Campionato italiano Assoluto su pista mentre la mamma Liliane nel tempo libero faceva da copilota a entrambi. Il fratello Giuliano, dopo anni di motocross, si è dato alle auto e si è imposto nel Campionato italiano terra. I nipotini di 4 e 9 anni, Alessio e Lorenzo, corrono entrambi in kart e in quad. La storia sportiva di Alessandro, nato a Pordenone nel 1981 e residente a Porcia, si riassume così. Sale sulla prima moto a tre anni, inizia a gareggiare ‘tardi’ a 7, si aggiudica campionati regionali e triveneti, per poi imporsi nel campionato Europeo Alpe Adria su una 80cc prima di lasciare il Minicross e andare a vincere i regionali Cadetti sulla 125. Quando approda alla categoria 250cc decide di fare sul serio, inizia a primeggiare nell’Italiano e negli Internazionali d’Italia, vince un titolo nazionale KL, il campionato monomarca Kawasaki e un Europeo.
Nel 2001 entra nella Martin Racing di Padova, Honda ufficiale Italia, e inizia a correre l’Italiano ed Europeo con l’obiettivo di disputare il mondiale l’anno successivo. Due giorni dopo la firma dell’accordo un brutto incidente infrange il sogno e lo costringe a una lunga pausa che dura fino al 2006. Alessandro non voleva più saperne di moto, fino a quando per puro caso conosce Jürgen Mastrocola della Promoto Racing che lo convince quasi per gioco a partecipare a un Campionato italiano di Pitbike, che vince. Al rientro a Merano gli fa trovare una bella Yamaha 450 4t e gli comunica che è arrivato il momento di risalire in sella a una vera moto. Jürgen lo sprona: “Devi tenere duro, ripartiamo da zero.” Alessandro raccoglie la sfida e riparte dal Trentino che vince per poi passare agli Assoluti d’Italia dove nel 2008 partecipano tutti i piloti del mondiale MX e anche qui se la cava piuttosto bene anche grazie agli sforzi di Promoto Racing.
Problemi di carattere lavorativo e la cronica difficoltà a reperire sponsor non gli consentono di essere costante negli allenamenti. Perciò rallenta l’attività agonistica fino a che nel 2012 non si trova ad accompagnare David Turchet al Campionato internazionale di Supercross e decide di chiedere una moto in prestito al solito Mastrocola, giusto per vedere se riesce a fare due giri in qualifica per poi guardare la gara dell’amico. Invece, si qualifica in tutte e quattro le gare e a causa di una brutta botta chiude “solo” settimo assoluto. Siamo al 2013. Angelo Montico della Offroadmotors gli propone di fare la prima gara della Coppa del Mondo Bajas a Pordenone e Alessandro finalmente si riappropria del suo destino…
Nessuno se l’aspettava, hai battuto fior di specialisti e sua maestà Peterhansel. A tutti è sembrato che conoscessi a memoria il percorso. Invece? “Era la mia prima baja, la prima volta su una moto da enduro. Conosco a menadito le nostre piste da cross ma per il resto, lo sapete bene, qui ormai è proibito tutto, tranne le deroghe per l’Italian Baja. Succede che mi chiama Angelo Montico e mi fa una proposta intrigante: ‘Non può correre Alberto Basso, vieni tu’. Qualche giorno prima della gara, lo stesso Montico e Mauro Tavella mi chiedono di verificare se si riesce a passare sul guado più impegnativo del Tagliamento. Faccio su e giù un po’ di volte e dico “si può fare”. Comincia l’avventura e sapete com’è andata”.
Come ti è sembrato il tracciato? “Splendido, impegnativo, selettivo. A noi del cross girare sulle grave non piace, perché i sassi massacrano le moto. Ma l’Italian Baja è una battaglia veloce divertente”.
Che sensazione hai provato a salire sul primo gradino del podio? “Ragazzi, davvero ho battuto Peterhansel? Una soddisfazione immensa. La gente si è accorta di me, si sono create delle opportunità. In Romania ho vinto 4 prove su 5, ma non sono riuscito ad aggiudicarmi la gara perché nel circuito disegnato a otto un quad è uscito contromano e si è infilato tra me e Peterhansel, rallentandomi. In Spagna ho avuto problemi meccanici, poi ho vinto in Ungheria e in Marocco dove sono riuscito a stare sui tempi dei big del mondiale cross country rally. Peccato non aver potuto andare in Portogallo, causa esaurimento budget”.
Il problema autentico per correre ad alto livello è sempre quello degli sponsor? “In Italia certamente sì, è un problema italiano, specchio della crisi generale del Paese. Peterhansel mi ha mostrato la sua amicizia, mi ha persino suggerito di correre con una federazione straniera, ma io non voglio, sarebbe come un tradimento”.
Intanto fai comunque progetti per il futuro. “Non solo progetti, ho già un programma di lavoro. Adesso parto per il Venezuela, ho l’incarico di tenere un corso alla nazionale di motocross. Poi a gennaio la stessa cosa la farò in Spagna, con test di motocross, enduro, guida sulla sabbia, ecc. A marzo sarò nuovamente all’Italian Baja e credo che verranno a correre pure spagnoli e venezuelani, chissà mai forse anche Peterhansel assetato di rivincita. Ci sarà da divertirsi”.