In questi giorni, proprio mentre a Tokyo sono iniziate le competizioni paralimpiche, in Friuli si sta cimentando sulle strade del Giro d’Italia un campione di paraciclismo. Si tratta di Fabrizio Topatigh, piemontese classe 1967, che ha colto l’occasione delle vacanze estive non solo per misurarsi sulle salite della corsa rosa, ma anche per tornare alle sue radici.
I suoi nonni, infatti, erano originari di Canebola, località scelta proprio come punto di partenza per le sue tappe in bici, in particolare sul tracciato della Udine-San Daniele corsa nel 2020, con passaggio proprio per la frazione di Faedis.
Primo testimonial paralimpico dell’Avis Ivrea, quando aveva 8 anni Topatigh ha iniziato a essere colpito da gravi infezioni alla gamba destra. Dopo anni di operazioni e cure, all’età di 15 anni non era più in grado di piegare il ginocchio. Ha così imparato a vivere e a camminare convivendo con la sua disabilità, ma naturalmente andare in bicicletta era diventato molto difficile senza la possibilità di piegare un ginocchio.
La sua passione per le due ruote, però, ha prevalso sulle difficoltà. Si è fatto realizzare una bici speciale, con un solo pedale in movimento, mentre l’altro rimane in basso senza muoversi. E ha fatto incetta di titoli, dalla maglia rosa categoria MC2 nel 2016 al tricolore Ciclocross, conquistato proprio a Buja, passando per l’Italiano su pista, che lo vede attuale campione in carica. “Potermi allenare su queste strade è una doppia emozione – racconta – perchè hanno accolto grandi imprese di professionisti delle due ruote e perchè sono cariche di storia, quella della mia famiglia e quella con la S maiuscola”.