Ronchi dei Legionari mantiene la tradizione della consegna della Costituzione italiana ai suoi giovani cittadini. La cerimonia, causa Covid, non si è tenuta nella Sala del Consiglio comunale ma in una location inconsueta, gli spazi della parrocchia di Vermegliano.
L’incontro si è aperto con le note del coro dell’associazione culturale e musicale Gabriele d’Annunzio, che ha eseguito in apertura l’inno di Mameli e quello di Ronchi.
“L’atto di oggi, quello della consegna della costituzione ai neomaggiorenni, è un gesto simbolico ma importante, che vuole indicare l’attenzione e la vicinanza che il nostro Comune esprime nei Vostri confronti. Quest’anno per voi, per coloro che hanno compiuto gli anni o per coloro che li faranno nei prossimi mesi, si aprono le sfide dell’età adulta”, ha ricordato nel suo discorso il sindaco Livio Vecchiet.
“Ma che cose la costituzione che oggi vi è consegnata, è il documento posto al vertice delle fonti di diritto del nostro paese, è entrata in vigore 1 gennaio 1948 frutto del lavoro dei padri costituenti, uomini di diversi partiti, con diverse fedi religiose, che al termine della guerra di liberazione il 25 aprile 1945, che aveva permesso di liberare il nostro paese dall’occupazione tedesca, dal fascismo, in un paese completamente distrutto, decisero di scrivere i principi della Repubblica Italiana”.
“Si tratta del libro fondamentale per la nostra Repubblica, ed è un libro che vuole parlare in modo diretto anche alle giovani generazioni, l’intento è di tramandare alle nuove generazioni quei fondamentali valori di libertà, solidarietà ed eguaglianza che hanno guidato le scelte dei nostri costituenti e accompagnato e promosso la crescita della democrazia del nostro paese. Con il compimento della maggiore età avviene il vostro ingresso a pieno titolo nella comunità civile e politica, nella costituzione sono scritti i vostri doveri, tra i quali concorrere al progresso della società con il lavoro, concorrere alle spese pubbliche, votare, difendere la Repubblica, ma sono scritti anche i vostri diritti che la Repubblica Italiana deve riconoscervi”, ha detto ancora Vecchiet.
“Purtroppo viviamo in un momento molto difficile anche a causa delle pandemia, il futuro delle giovani generazioni, il vostro futuro non è assolutamente chiaro, il lavoro manca, il debito pubblico cresce continuamente e nessuno da anni riesce a fermarlo, le riforme non sono mai state attuate, e quelle abbozzate non hanno avuto nessun riflesso positivo sull’economia del nostro paese, forse tutto questo significa che la nostra classe politica che siede a Roma, non è assolutamente all’altezza dei suoi compiti, infatti abbiamo un presidente del consiglio che non è stato eletto dai cittadini, ma scelto dal nostro Presidente della Repubblica, siamo quasi sempre il fanalino di coda in quasi tutte le statistiche dei paesi europei. Purtroppo siete voi che dovrete pagare le conseguenze dell’inadeguata politica che si è fatta i questi ultimi 30 anni. State pagando perché la classe politica non ha mai pensato ai giovani, e alle future generazioni, e le prospettive purtroppo non sono assolutamente certe”.
“C’è stato Italia un grande statista subito dopo la seconda guerra mondiale Alcide de Gasperi che diceva che un politico guarda alle prossime elezione, mentre uno statista pensa alle prossime generazioni, parole purtroppo dette al vento. Stiamo rischiando, di tornare indietro di 50/60, anni quando i nostri nonni dovettero emigrare per cercare lavoro, per vivere, per dare un futuro ai loro figli, oggi tanti giovani con qualche anno più di voi hanno dovuto nuovamente prendere in mano la valigia per cercare all’estero le occasioni che sono negate in Italia, dalle università, dalle aziende”.
“E tutto questo per il nostro futuro è un dramma, non bastano i tassi preoccupanti di denatalità, ormai coloro che muoiono sono in netta prevalenza rispetto alle nascite, ogni anno 40.000 giovani emigrano in cerca di fortuna, soprattutto in Europa, perché vogliono giustamente costruire il loro futuro, stiamo rischiando di perdere un’intera generazioni di giovani, che dovranno andare a fare le loro famiglie in un paese che non è l’Italia. Se da un lato può essere facile comprendere la vostra insicurezza sul vostro futuro, con la maggiore età, siete voi che dovete iniziare una sfida all’interno del nostro paese, ed è quella di partire nel nostro caso quasi dal punto zero, portando con voi la costituzione nel vostro bagaglio culturale e nel cuore, per rifondare e rilanciare la nostra società, siete voi che dovete contestare democraticamente quello che non funziona, siete voi che dovete dare una mano al nostro paese, siete voi che dovete iniziare ad assumervi nuove responsabilità”, ha detto ancora Vecchiet.
“Troppe volte ci dimentichiamo che il nostro paese si è incanalato in un lento degrado culturale dei nostri valori, perché nella nostra democrazia troppo spesso si crede che i diritti debbano prevalere sui doveri, ci sono continue e crescenti pretese soggettive, pretese personali, che stanno offuscando i doveri, gli obblighi che qualcuno ormai li reputa addirittura antidemocratici. Ma la democrazia che abbiamo ereditato dalla guerra di liberazione è una cosa diversa, la democrazia deve basarsi sull’esercizio continuo di un equilibrio tra doveri e diritti e regole, la democrazia non può essere solo diritti”.
“Democrazia non è solo pensare quello che può fare il tuo paese per te, ma pensare quello che ognuno di noi può fare per il nostro paese. Si tratta anche di ricominciare a credere nella politica, evitando di cadere nella trappola della demagogia e dal populismo, che troppo spesso illude i nostri cittadini. Politica che non significa solo aderire ai partiti che sono in crisi, ma soprattutto impegno sociale vero, ed è una delle sfide della vostra generazione, si tratta di credere nella politica al servizio degli altri, e non lo dovete fare solo per voi, perché dovete iniziare a pensare al vostro futuro, alle famiglie che fra pochi anni andrete a formare, ai figli che avrete, perché la vita significa anche pensare, lottare, lavorare per dare alle future generazioni, ai nostri figli e i vostri figli, un avvenire migliore”.
“E’ evidente che dal momento del compimento della maggiore età, che la nostra società ormai multiculturale ha più bisogno che mai di voi, abbiamo bisogno di voi per costruire assieme ancora una società migliore, dove la democrazia prevalga, senza discriminazione razziali, sessuali, culturali, dove il valore di solidarietà, la tolleranza, l’amicizia, il rispetto reciproco e la dignità umana, abbia la prevalenza sul resto, e questi sono anche i valori fondamentali della nostra costituzione ereditata dalla guerra di Liberazione. Sono valori che non andranno mai in pensione, perché sono valori non solo laici, non solo cristiani ma universali, che non hanno nessun confine, questi valori sono un tesoro per ogni essere vivente”.
“Purtroppo vi ricordo che ancora troppe volte questi valori rappresentano dei traguardi quasi irraggiungibili, mentre per coloro che li hanno raggiunti tra cui in nostro popolo, questi valori sono presi sottogamba, e scarsamente considerati. Il tutto è dovuto ad una grande regressione culturale di massa, forse anche dovuta all’abbandono scolastico delle giovani generazioni, dalla scarsa propensione allo studio, giovani generazioni intente come i loro genitori a guardare tutto il giorno i social, ad essere connessi con il web, il resto conta poco, stiamo rischiando di tornare analfabeti”.
“Siamo travolti dal ritmo travolgente dei bisogni indotti dalla rivoluzione informatica, sono i social a dettare il ritmo della nostra giornata, sono i social che inducono a non riflettere, ed omologarsi a modelli di vita non reali. Forse stiamo attendendo invano che qualcuno torni a fabbricare valori, ma nessuno riesce a proporre un progetto culturale, in grado di farci riflettere sull’andamento e sul futuro della nostra società, stiamo diventando insensibili e indifferenti. Mentre voi siete lanciati giustamente nel vostro futuro, nei vostri sogni, Vi invito a studiare sempre anche per conoscere e non dimenticare mai il passato, studiare anche la storia del nostro comune dove tutti voi vivete, che è una grande comunità da cui abbiamo ereditato valori fondamentali”, ha aggiunto ancora il sindaco.
“Vi ricordo i drammi che ha vissuto Ronchi che da sempre è stato una terra di frontiera, un territorio la cui prima presenza umana risale all’età del bronzo e del ferro con il castelliere di Vermegliano, poi la presenza romana, poi l’inizio di varie incursioni barbarici, iniziando da Attila che passò da Ronchi per conquistare Aquileia, nel 967 per la prima volta su un documento venne citato Ronchi, quindi la dominazione del patriarcato di Aquileia, la Repubblica di Venezia, poi nuove incursioni dei Turchi, poi l’occupazione tedesca, di nuovo sotto Venezia, poi i francesi, quindi la dominazione austriaca. Quindi lo scorso secolo il dramma della nostra popolazione nel maggio 1915 pochi giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia, costretta a lasciare tutti i loro beni, per diventare a profughi e in gran parte trasportati a Wagna”.
“Qui sopra di noi sulle alture carsiche si combatterono le prime sei battaglie dell’Isonzo, con decine di migliaia di morti che trovarono la loro prima sepoltura nelle nostre campagne. Dal 3 novembre 1918 su queste terre sventolò la bandiera italiana. La fine della guerra, il rientro dei profughi che trovarono tutto distrutto, nel 1919, la partenza da Ronchi della marcia su Fiume guidata da Gabriele d’Annunzio assieme ai Legionari, da questo fatto Ronchi nel 1925 assunse il nome di Ronchi dei Legionari. Poi l’avvento del fascismo, il mito dell’impero, le guerre coloniali, la violenza, la mancanza di libertà, di democrazia, la miseria, l’ingresso in guerra dell’Italia nella seconda guerra mondiale, la resa dell’Italia l’8 settembre 1943 e l’inizio della guerra di Liberazione che vide in prima fila i nostri cittadini, di cui tanti giovani come voi, i rastrellamenti da parte dell’esercito tedesco assieme ai fascisti, con l’arresto di 68 nostri concittadini il 24 maggio 1944, e portati nei campi di concentramento, 32 di loro non fecero mai ritorno. La fine della guerra il 25 aprile 1945, che in realtà in queste terre martoriate di confine finì dopo, con un tragico bilancio per Ronchi ben 142 persone morte per varie cause durante la guerra di Liberazione, morte per donare a noi una società migliore”.
“Dobbiamo tutti assieme essere orgogliosi del Comune in cui viviamo, un Comune con una storia importante, ma anche con valori importanti che hanno consentito a Ronchi, di ricevere nel 1993 dal Presidente della Repubblica di allora, la medaglia d’argento al valore militare, con le seguenti motivazioni. Già duramente provato dalle operazioni del primo conflitto mondiale e, forte delle sue tradizioni di dignità civile e politica, reagendo con indomito coraggio alla lunga e crudele dittatura fascista, il popolo di Ronchi dei Legionari, pur se in condizioni di grave inferiorità tecnica e numerica, dopo l’8 settembre 1943 organizzò la Resistenza contro l’occupatore, impegnandolo in numerosi e cruenti scontri. Nel corso di venti mesi di lotta partigiana, malgrado persecuzioni, deportazioni nei campi di sterminio, distruzioni e torture, i Ronchesi furono tra i protagonisti della rinascita della Patria, lasciando alle future generazioni un patrimonio di elette virtù civili, di coraggio e di fedeltà agli ideali della giustizia”.
“Questa è in sintesi la nostra storia, questi siamo noi, fieri di essere eredi di questo tesoro di valori”, ha aggiunto Vecchiet. “Ora tocca a voi, prendere in mano questa eredità, ma non solo, perché Ronchi ha bisogno di voi, umili, curiosi, sensibili, rispettosi degli altri e dell’ambiente che ci circonda, con la voglia di apprendere e di crescere. Siete voi che dovete contribuire con le vostre idee alla crescita della nostra società, abbiamo bisogno di voi soprattutto attenti anche alla vostra incolumità, consci che ogni cosa che fate può avere conseguenze sia su di voi sia sulle persone che vi circondano, quindi tanta prudenza e attenzione sempre, anche quando il Vs. sguardo si sofferma a lungo sul telefonino”.
“Ma Ronchi ha bisogno di voi, del vostro impegno sociale, per difendere la nostra identità, nel difendere il senso d’appartenenza alla comunità dove viviamo, abbiamo bisogno di voi per partecipare, per dare linfa vitale al nostro gemellaggio con Metlika e Wagna, alle nostre associazioni sia sportive sia culturali, abbiamo bisogno di voi per aiutarci a difendere il nostro ambiente naturale, abbiamo bisogno di voi per raccogliere e trasmettere le nostre tradizioni, la nostra storia, la nostra cultura, abbiamo bisogno di voi per difendere e consolidare assieme i valori che la costituzione ci ha trasmesso”.
“Cercate quindi un po’ di tempo per riuscire a leggere la nostra Costituzione, rinunciando per qualche minuto all’uso dei social, magari assieme ai vostri genitori, e provate a riflettere su quanto scritto ma soprattutto continuate a credere negli ideali dell’Europa unita, nella multiculturalità, dell’inclusione e nei vostri sogni. Chiudo dicendo che conoscere la nostra Costituzione, conoscere i nostri diritti, i nostri doveri, vi potrà aiutare a diventare campioni nella vita, e questa è una cosa fondamentale per il nostro e vostro futuro. Viva l’Italia, viva la costituzione italiana, viva i 18° di Ronchi”, ha concluso Vecchiet.