Quella che sventola da alcuni giorni sul terrazzo del palazzo municipale di Ronchi dei Legionari non è una bandiera di poco conto e non è certo un vessillo comune. Bisogna fare un lungo tuffo nel passato per scoprire da dove trae origine.
Un’operazione voluta dal sindaco, Livio Vecchiet, impegnato a far conoscere i simboli e la storia della comunità. Ronchi, non ancora dei Legionari (lo diverrà con un Regio decreto del 2 novembre 1925), nel 1850 diviene comune autonomo e nei cinquant’anni successivi attua significative modifiche all’assetto urbanistico e all’organizzazione delle attività amministrative.
Nacquero industrie, l’agricoltura fece notevoli passi avanti e si adottò una lungimirante politica cittadina. Progressi che non passarono inosservati al Governo austriaco che, nel 1888, aveva effettuato un’analisi statistica e anagrafica per individuare i luoghi che potevano fregiarsi del titolo di ‘borgata’, il sinonimo di cittadina.
Il podestà di allora, Alessandro Blasig, nel 1909 venne eletto deputato nella Dieta provinciale e la sua opera fu determinante. Nella primavera del 1912, la sede comunale venne spostata nel più grande edificio prospiciente la piazza Nuova, che aveva ospitato fino ad allora la scuola popolare. Proprio in quei mesi il pittore Carlo Wostry venne a Ronchi più volte per eseguire un grande ritratto, olio su tela, del Podestà Alessandro, che in quell’anno compiva 57 anni.
Alla fine di giugno arrivò da Trieste l’attesa bella notizia e cioè che il 27 giugno l’Imperatore aveva deciso di elevare Ronchi a ‘borgata’. Quella fu un’estate di grandi avvenimenti, di omaggi, di riconoscimenti, di acclamazioni, di pergamene dipinte da miniaturisti di valore, di inni alla ‘borgata’ scritti e musicati per l’occasione. Il 27 luglio, 25° anniversario dell’elezione di Alessandro Blasig a podestà, venne donata dai concittadini, in preziosa custodia in pelle con monogramma e stemma comunale in metallo dorato e smalti colorati, una serie di 10 pergamene riportanti le firme di tutte le autorità civili e religiose della Provincia e quelle di più di 600 capifamiglia ronchesi.
Arrivò lo stemma ufficiale, furono stampati cartoline e francobolli commemorativi. E in una di queste stampe ecco apparire la bandiera bianca, con lo stemma nel mezzo e l’orlo dipinto di rosso che, come detto, da qualche giorno sventola sul palazzo municipale. Poi la Prima Guerra Mondiale, la vittoria italiana e il dissolvimento dell’impero austroungarico di cui Ronchi faceva parte e che viene ricordato anche sulla targa con quale è stata intitolata una piazzetta a Francesco Giuseppe.
“Questa è parte della nostra storia – ha detto il primo cittadino – va conosciuta e condivisa e deve essere lo sprone per il nostro domani”.
Una storia che ha radici ancor più profonde. La cittadina, infatti, viene citata per la prima volta nella donazione del 967 dell’imperatore Ottone I a favore del Patriarca di Aquileia, sotto la cui giurisdizione rimarrà fino al 1420. A seguito della sua collocazione geografica, è stata costretta a subire diverse dominazioni, che sono iniziate con il declino dell’Impero Romano, con le successive invasioni barbariche, la Repubblica di Venezia, l’impero austroungarico fino a giungere ai giorni nostri.