L’unico strumento di cui si deve disporre è un cellulare: per il resto, basta la giusta angolazione e lo scatto è subito fatto. Si chiama ‘selfie’ la fotografia più amata non solo da vip e celebrità, ma da tutti coloro che, in una forma o nell’altra, prendono parte al vasto mondo dei social network. Il termine è inglese e può essere tradotto con autoritratto, pur con le giuste avvertenze. Se è vero, infatti, che il selfie propone di immortalare un momento della giornata speciale o in cui ci si sente particolarmente in forma, va notato, però, che il web è ormai pieno di autoscatti che, quando non suscitano un’ironica ilarità, lasciano notevolmente perplessi.
Alla faccia della privacy
Basti pensare al mondo della moda e della musica. Non si riescono a contare, in questo campo, le celebrità che tengono aggiornati i propri fan grazie ad applicazioni come Instagram, ritraendosi senza tante pose in qualche locale trendy assieme ai propri amici, o nelle mete vacanziera. Il selfie, di fatto, nasce per condividere con gli altri momenti quotidiani e può essere giustificato da ovvie esigenze di marketing. Ma perchè, allora, una larga fascia di giovani ha iniziato a prenderlo come uno strumento per mettersi in mostra? I selfie nei quali ci si imbatte più spesso sono quelli in cui il soggetto è particolarmente attraente o si esprime in una faccia buffa, anche grazie a luci ed effetti speciali della fotografia. Un nuovo taglio di capelli o un’estrosa manicure diventano pretesti per far vedere, al mondo e agli amici, quanto ci si sente, in una parola, belli. Forse, però, più fuori che dentro.
In cerca di consensi
Il problema, naturalmente, non sono gli autoscatti, ma quanto diventa importante ricevere commenti di apprezzamento dagli altri. I complimenti danno un certo senso di sicurezza, specialmente nei giovani, e non vanno deplorati se non quando nascono da un bisogno costante di approvazione. I selfie, in effetti, lavorano su un meccanismo che pare circolare: una foto carina suscita commenti positivi e stimolanti da chi ci sta intorno, ma non potrà mai soddisfare la necessità che ha spinto a farla perchè la sostanza e l’identità di una persona non possono essere ridotte in formato pixel.
Esiste, in fin dei conti, un confine sottile tra ciò che si fa per gli altri e ciò che, invece, è per noi stessi. Bisognerebbe prestare attenzione quando lo si valica.