I giovani difendono il loro futuro e chiedono agli adulti di cambiare, con un linguaggio molto diretto. Luca Grion docente di Filosofia morale dell’Università di Udine conferma che è in corso un risveglio per molti versi inatteso tra i giovani e che, rispetto ai movimenti di protesta del passato ci sono molti elementi di novità.
Cosa ne pensa di questo movimento?
“Ci sono molti elementi da mettere in luce. Quanto sta accadendo dimostra ancora una volta che quando si parla di giovani, ciò che conta non è la disponibilità ad impegnarsi, ma le strategia di ingaggio. Ovvero, i ragionamenti da soli non bastano perché ciò che funziona è l’alleanza tra elemento emozionale e argomenti. Indubbiamente la grande visibilità data a Greta, la giovane svedese che ha saputo toccare i cuori e non solo le menti di ragazzi, ha avuto il suo peso. Il suo messaggio ha avuto un eco empatico ed emotivo molto forte sui ragazzi che sono tutt’altro che disinteressati, tanto più che si discute del loro futuro. Credo sia una lezione di cui tenere conto. Se vogliamo risvegliare passione civica e interesse dobbiamo riuscire a usare bene anche il canale emozionale. Questo la politica lo sa, ma troppe volte usa male questo strumento accarezzando le pance, anziché far dialogare cuore e cervello. I giovani hanno inoltre bisogno di trovare spazi di protagonismo. Troppe volte viene chiesto ai giovani di svolgere un ruolo che altri hanno pensato per loro, dove gli spazi di movimento sono già tracciati”.
Anche il tema ha il suo peso?
“Assolutamente. Non si parla solo di questione ambientale, ma di furto del futuro, commesso dagli adulti. E’ questa la vera questione in ballo. Non so se le parole usate da Greta Thunberg siano state scritte da altri, ma quando questa ragazza si presenta ai potenti e dice loro che gli adulti affermano di amarli, ma non sono in grado di trasformare questo amore in azioni conseguenti, lancia un messaggio incredibilmente potente”.
Adulti egoisti?
“E’ una cifra del nostro tempo. Pensiamo a Quota 100 o alle clausole di salvaguardia, posticipate giorno dopo giorno a garanzia della tenuta dei conti: è un modo che gli adulti hanno per consumare il presente e ipotecare un futuro che spetterebbe di diritto alle prossime generazioni. Dunque, anziché impegnarci a rendere il mondo più sano e ospitale, in nome di un corretto rapporto tra le generazioni, stiamo consumando tutto. E quindi rubiamo il loro futuro”.
è un movimento destinato ad esaurirsi rapidamente o potrebbe dare il via a qualcosa di paragonabile a quanto accaduto nel ’68?
“E’ sempre difficile fare previsioni, soprattutto quando abbiamo a che fare con una mobilitazione dove l’elemento emozionale ha un ruolo evidente, che la logica vorrebbe fosse incanalato in forme propositive, ma questo è compito degli adulti. I giovani, in quanto esponenti di un movimento, non possono fare molto più che risvegliare le coscienze. Non è detto poi che facciano in tempo ad essere protagonisti. Più che la perdita dell’ideale, gioca a loro sfavore la mancanza di tempo. Un altro tema fondamentale è il cambio di paradigma degli adulti.
Per il momento non riusciamo a spostare il discorso dalla rivendicazione dei diritti a quale debba essere la quota di sacrificio che siamo disposti a sopportare. O riusciamo a fare questo cambio antropologico rinunciando a qualcosa ora, o dobbiamo essere consapevoli che stiamo mangiando ciò che spetta ad altri. In caso contrario, non saremo all’altezza del nostro ruolo di genitori. E allora le parole di Greta diventeranno un terribile atto d’accusa”.
La politica riuscirà a cooptare questi ragazzi?
“Dipende se la politica tornerà ad essere una cosa seria. Ora oscilliamo tra intellettualismo con il dito alzato, secondo il quale la gente non riesce a capire e gioco spregiudicato con la paura delle persone. In entrambi i casi si tratta di una politica al di sotto della sua vocazione. Bisogna dunque tornare a una politica capace di far alzare lo sguardo, di fornire prospettive, ma guardandoci in giro non ci sono troppi motivi per essere ottimisti”.