L’allarme lanciato dalle mamme su molti siti al femminile è chiaro: i nostri figli non si sanno allacciare le scarpe, ma conoscono perfettamente il sistema touchscreen, usano con naturalezza lo smartphone e non si spaventano davanti al computer portatile. Insomma, veri nativi digitali. Anzi, mobile born, perché non sono cresciuti contemporaneamente alle nuove tecnologie, ma con la tecnologia a portata di mano e già prima di imparare a camminare si sanno muovere su tablet e smartphone.
Ambiente familiare
“Ma se i bambini non si sanno allacciare le scarpe – spiega Francesca Zanon, ricercatrice in Didattica generale del Dipartimento di Scienze umane dell’Università di Udine -, non è certo colpa della tecnologia. I bambini di oggi sono immersi in una realtà fatta di tv, telefonini, computer e tablet. Non si possono evitare, fanno parte del nostro ambiente familiare. E’ importante, però, cercare un giusto compromesso”.
Insomma, se i bambini non si sanno allacciare le scarpe è colpa, come sempre, dei genitori, non dello smartphone.
“I genitori non devono togliere ai figli la tecnologia, ma alternare il momento di gioco con il telefonino a una passeggiata o allo sport, per stimolare la motricità. Come una volta si faceva con la televisione. E le nuove tecnologie non devono diventare le nuove baby sitter”.
Ci vuole moderazione, dunque, ma soprattutto bisogna rispettare la routine dei bambini. “Sono d’accordo – spiega ancora Zanon – che il bimbo guardi un cartone animato, mentre la mamma fa la doccia prima di uscire. Ma sono contraria che giochi col telefonino mentre fa colazione. Ci sono momenti in cui è importante che il bambino interagisca coi genitori, che rispetti alcune regole fondamentali, come stare seduto composto a tavola, e che impari che in certi contesti il cellulare non deve entrare. Non è la scuola che deve vietare l’uso del telefonino. Sono i genitori che devono spiegare al figlio che in un ambiente protetto come quello, il cellulare non serve”.
Vita vera, non social network
Un grande problema nasce dalla Rete. E’ qui che ‘navigano’ i più grandi pericoli, non tanto per i più piccoli, quanto per gli adolescenti, che utilizzano i social network come fossero la vita vera. Esempi sono i giochi virtuali, anche d’azzardo, che spingono a tentare la fortuna alle slot machine pure i bambini, ma anche quelli che mettono in contatto, ma solo on line, con amici ben lontano da casa. Sperando siano veri amici.
“E’ fondamentale – spiega ancora Francesca Zanon dell’Università di Udine – che i genitori spieghino ai figli cosa sono i social network e cosa si può nascondere dietro. E’ importante che li aiutino a capire che l’unico modo per fare amicizia è guardarsi negli occhi, che non si può litigare via sms, e che quelli su Facebook sono solo contatti on line”.
Una regola d’oro, che i genitori non dovrebbero infrangere mai, è quella di mettere il computer di casa in una zona di passaggio, non in uno studio, dove il ragazzo può chiudersi dentro e navigare senza controllo. Difficile verificare l’accesso a Internet dal telefonino. In caso di dubbio, meglio non regalare uno smartphone.
Se i genitori sono tenuti a entrare nel mondo tecnologico dei figli per amore, gli insegnanti devono imparare questo nuovo linguaggio, anche per poterlo insegnare a loro volta.
“Si parla, in questo caso – conclude Zanon -, di comunità di apprendimento. L’insegnante impara con gli alunni. Sono contraria all’utilizzo del pc alla scuola dell’infanzia, ma già alla primaria ci sono lavagne multimediali, ma anche semplici programmi o cartoni animati interattivi, che possono essere utilissimi per l’apprendimento”.