Il 4 gennaio 1911 nacque a Galleriano Guido Trigatti primo di tre fratelli, figlio di Paolo e di Lucia Gallo. Dopo aver frequentato la scuola elementare in paese, Guido decise di prendere una strada diversa da quella dei suoi amici o compagni: voleva diventare un parroco e così entrò in seminario. Il 26 giugno 1936 assieme a don Emilio Trigatti, monsignore di Gemona, celebrò la sua prima messa, che viene ricordata grazie alla testimonianza scritta di don Ernesto Toffolutti, il parroco di allora: “La festa era solennissima, commovente e riuscita. La domenica mattina la Villa era completamente pavesata a festa con bandiere e globi che adornavano il campanile mentre le campane da sette giorni scampinotavano. Sulla facciata della chiesa era la scritta: la Villa di Galleriano oggi esulta mentre due suoi figli, novelli sacerdoti, ascendono l’altare dell’Altissimo”.
Don Guido viene conosciuto per la sua audacia e per la sua abnegazione per i compaesani, ma anche per quelle persone bisognose provenienti da altri piccoli borghi di quel tempo. Tutto iniziò il 25 gennaio 1937 quando assunse la carica simbolica di ‘prete degli emigranti’ in Svizzera. All’inizio non c’erano nuclei familiari friulani, la maggior parte erano lombar di ed espatriati per colpa del Fascismo tra gli emigranti di quel tempo. Perché, come raccontava don Guido, ci furono molte resistenze in Svizzera a causa di questa gente ‘sconosciuta’, c’era molta diffidenza da parte degli elvetici. Fino a un certo punto.
Nel suo cammino, don Guido conobbe molte persone, fino a stringere dei rapporti speciali e di amicizia con degli cittadini svizzeri, in particolare Von Moss, il quale contribuirà a spianare la strada per i futuri emigranti. In quel tempo Galleriano fu colpita dalla crisi e questo portò molta carestia fra la gente del paese. Don Guido, intenzionato a realizzare la sua impresa missionaria, si diede da fare in tutti i modi fino a quando il 1 agosto del 1946 partì il primo gruppo, composto esclusivamente da 35 donne verso la città di Zug, per andare a lavorare in una fabbrica di contatori. Quella partenza darà alle persone fiducia per andare avanti nella loro vita con dignità e con buone prospettive per il futuro. Come già detto, questo interessamento verso la gente del suo paese comprendeva anche altre persone, venute da altri borghi per far sì che questa impresa sociale potesse avere benefici diretti a tutti. Questi benefici ci furono, lo raccontò Romeo Sottile, anche lui emigrante: grazie al sacerdote più di trecento persone trovarono un posto di lavoro con una retribuzione equa e con speranze in più per il loro futuro.
Don Guido, dopo aver spianato questa strada per la ripresa dei vari paesini friulani, li aiutò anche comprando francobolli con cui gli emigranti scrivevano le lettere alle proprie famiglie, operava per lo scambio dalla lira ai Franchi Svizzeri, di cui se ne occupava personalmente andando fino a Milano. Imperterrito, don Guido continuò la sua opera religiosa e sociale con grande spirito e con tanta voglia di fare, andando da Zug a Lucerna e percorrendo 30 km in bicicletta, fino al 1971 quando ritornò in Italia.
Questa sua impresa venne considerata anche dalla Segreteria di Stato Vaticana che il 6 luglio del 1961 lo nominò monsignore. Dopo questo passo importante, a don Guido venne assegnato di custodire e riportare la pace in una comunità molto divisa sempre con la sua cordialità e gentilezza. Dopo un po’ di anni ritornò in Svizzera, precisamente a Mendrisio, per lavorare nell’ospedale della città per poi nel 1985 ritornare a Galleriano. Al suo ritorno, si occupò di varie comunità oltre a quella del suo paese, nonostante l’età e una salute debole, ma mantenendo sempre la sua passione verso gli altri e verso l’Altissimo.
Rispetto e sacrificio erano i punti forti della sua personalità, ma anche del suo essere sacerdote che non si potrà mai dimenticare. Questo suo senso di missione per tutti coloro che sono in difficoltà fu capito e seguito. Così don Guido si offrì a tutti coloro che avevano bisogno, sottovalutando la sua salute. Infatti, mentre si stava dirigendo verso il Duomo di Udine per l’incontro Crismale comunitario del Clero, venne incontro a un tragico incidente d’auto che lo portò alla morte il Giovedì Santo del 1994. I funerali, colmi di tristezza e di amore verso don Guido, rappresentarono con enorme chiarezza quanto avesse fatto del bene per chiunque senza eccezioni e di quanto amore mise per realizzare la sua impresa. Celebrati i funerali il giorno di Pasqua, con la presenza del Vescovo, arrivò una lettera dopo la sua morte dalla Parrocchia di Lucerna, la quale riportava: “La sua vita e le sue opere erano esemplari… Egli ha fatto molto per gli italiani della sua terra, ma anche per noi Svizzeri… per noi monsignor Trigatti rimane un modello luminoso. Di lui conserviamo un ricordo onorevole”.
Si ringrazia per aver collaborato Emilio Rainero