Una cooperante e una volontaria dell’associazione udinese Oikos, che si occupa di cooperazione e solidarietà internazionale, sono state fatte rimpatriare dalla Colombia, dopo il clima di tensione generato dall’arresto, negli ultimi giorni, di una trentina di persone. Si tratta di leader sociali e comunitari, difensori dei diritti umani. Una situazione che preoccupa molto le organizzazioni internazionali, poiché minaccia il proseguimento della costruzione della pace nel paese.
Tra le persone arrestate, e poi liberate, c’è anche Harold Montufar Andrade, ex sindaco del comune di Samaniego, che per tre anni ha reso la propria città libera dai conflitti armati. L’associazione udinese Oikos collabora con lui da dieci anni a progetti che hanno come obiettivo ultimo lo sviluppo di un tessuto di pace sul territorio.
“A maggio 2017 Harold Montufar Andrade era stato ricevuto al Parlamento europeo dalle eurodeputate Elly Schlein e Isabella De Monte. E proprio un documento redatto dalle due – racconta Giovanni Tonutti, presidente dell’associazione Oikos – è stato fondamentale per la liberazione in Colombia di Harold”.
“Da anni – spiega Tonutti – lavoriamo nel sud est della Colombia, zona “calda” del paese, dove viene prodotto il 30% della cocaina che poi raggiunge ogni parte del mondo. Harold è stato arrestato in virtù di una montatura giudiziaria. Accusato di collaborazionismo con la guerriglia, è stato rilasciato pochi giorni dopo. Chiediamo alle europarlamentari che hanno seguito la vicenda, ma non solo a loro – prosegue il presidente di Oikos onlus – di supportarci e di far sì che Harold sia nuovamente accolto nel Parlamento europeo. L’obiettivo è di far capire che c’è un osservatorio internazionale che sta monitorando quando accade in Colombia, in modo tale che cessino queste detenzioni arbitrarie”.
La cooperante Sara e la volontaria Federica sono già rientrare in Friuli e stanno bene. “Le abbiamo fatte uscire dalla Colombia – spiega Tonutti – su sollecitazione del servizio sicurezza delle Nazioni Unite. Le acque dovranno calmarsi prima di poter rientrare nel Paese”.