Da oltre trent’anni l’associazione culturale ronchese ‘Jadro’ mantiene viva una tradizione secolare, definibile quasi ‘ancestrale’, delle popolazioni isontine di lingua slovena. Vale a dire il falò della notte di San Giovanni, inseribile tra le numerose tradizioni popolari che si ricollegano alla notte tra il 23 ed il 24 giugno. L’iniziativa prevede, oltre all’accensione del falò, anche la gara di corone di fiori campestri. Che, quest’anno, ha visto una sola partecipante che si è aggiudicata, d’ufficio, il primo premio: è la signora Magda Nadlišek (in foto), residente a Pieris ma insegnante a Vrh, San Michele del Carso. E sono stati proprio i bambini della scuola elementare slovena del piccolo paese carsico, in cui la stessa Magda è insegnante, a fornire il prezioso aiuto per la realizzazione della corona floreale.
L’iniziativa, come testimonia il presidente dell’Associazione Culturale e Ricreativa Jadro, Carlo Mucci, era mantenuta in vita dalla comunità slovena monfalconese del rione di via Romana. La tradizione, fermata negli anni ’50 dalle autorità per motivi di sicurezza, era andata perduta per oltre una ventina d’anni finché, per idea di alcuni appassionati, era stata ripresa al parco feste di Selz. “Unico intermezzo”, sottolinea ancora Mucci, “un’edizione sulle rive di Marina Julia. Molto suggestiva se non fosse stato per l’enorme quantità di zanzare che ci hanno obbligato a ritornare a Selz”. Questo è il primo anno che il falò viene acceso nel parco delle Acli di San Lorenzo, sempre a Ronchi. Necessario spostamento a seguito della chiusura, qualche mese fa, del parco feste ai piedi del Carso.
“Questa antica tradizione ci lega ai popoli nordici ed inevitabilmente alla ricerca della luce” ha concluso don Renzo Boscarol, parroco di Ronchi. “Una luce che oggi deve essere faro per il nostro futuro. Tradizioni come questa ci ricordano che il mondo è unico ed unito, non diviso come vogliono farci credere”.