Gianpaolo Pozzo ha rilevato l’Udinese nel lontano luglio 1986: quasi trent’anni di passione bianconera per il Paròn.
Un’era vissuta con grande emozione, condita da saliscendi tra A e B per i primi 9 anni, quindi dal 1995 una storia tutta con la A maiuscola. In particolar modo tra il 1998, anno della prima volta in Europa, e il 2013, quello dell’ultima apparizione internazionale.
Il Paròn ha studiato bene come mantenere alto il nome della sua Udinese e aveva trovato la formula giusta per riuscire a garantire il perfetto equilibrio tra risultati sportivi e bilancio sano: quella delle plusvalenze. I risultati più eclatanti a tal proposito si sono avuti, ovviamente, con il periodo più florido della squadra, quello tra il 2004 e il 2013, quando l’Udinese ha centrato la qualificazione alle coppe europee per sette volte.
In quegli anni si sono avuti anche i migliori risultati a livello di plusvalenze: la migliore si è rivelata quella di Alexis Sanchez, prelevato dal Cobreloa nel 2006 a 3 milioni e rivenduto nel 2011 al Barcellona per 37,5 milioni. Facendo un rapido calcolo, fanno 34,5 milioni di plusvalenza per l’Udinese. Alla fine ha ‘reso bene’ anche la gestione di Juan Cuadrado che, tra operazioni varie, ha portato un ‘+21 milioni’. E come dimenticare l’accoppiata Isla-Asamoah che, grazie alla Juventus, ha generato una plusvalenza di 30,375 milioni?
I tifosi provano ancora tanta rabbia per la sceneggiata di Inler con la maschera da leone nel giorno della sua presentazione al Napoli. I Pozzo, invece, guardano al risultato: altri 15 milioni extra.
Benatia alla Roma era sacrificabile nell’estate 2014, quando già si era preparato per la sua sostituzione Thomas Heurtaux: nella casse bianconere sono arrivati 13,5 milioni in più. Stessa cifra che ha lasciato in dote Roberto Pereyra.
Vogliamo poi discutere di Samir Handanovic, arrivato a 0 e rivenduto all’Inter per 11 milioni? Una plusvalenza che equivale a quella recente (l’ultima in ordine di tempo) del brasiliano Allan.
E’ arrivato quasi a quella cifra anche Antonio Candreva, che a Udine proprio non ci voleva stare. E giù di lì è anche la plusvalenza generata da Fabio Quagliarella, uno degli investimenti più cari di Pozzo: preso a 7,3 (in comproprietà), è stato venduto al Napoli per 18 milioni.
L’Udinese ha monetizzato bene pure con il bomber inesploso Luis Muriel: arrivato a 0, venduto nel gennaio 2015 alla Samp per 10,5 milioni.
Non sono da scartare nemmeno i 4,8 di Dusan Basta e i 3,8 di Armero (dal Napoli): peccato che il colombiano, dopo un pellegrinaggio internazionale, sia alla fine tornato all’ovile e difficilmente riuscirà a generare ancora un saldo tanto positivo.