Oltre il 50% dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni è stato vittima di un qualche episodio di bullismo.
Questo è il risultato di un’indagine svolta su un campione di ragazzi nel 2015, periodo di piena ‘rivoluzione social’ che ha investito adolescenti e preadolescenti.
Nel corso dell’audizione nella Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza del 27 marzo 2019 si è a lungo parlato di bullismo e cyberbullismo, facendo riferimento a dati statistici di anni recenti e presentando informazioni provenienti da diverse fonti.
Lo sviluppo tecnologico e l’abitudine di acquistare uno smartphone anche a coloro che sono poco più che bambini ha purtroppo offerto nuovi canali di diffusione per questa triste pratica: sms offensivi, e-mail, foto, diffusi sia in rete, sia tramite i social network.
La gravità di questo bullismo elettronico, caratterizzato dal mancato confronto faccia a faccia tra la vittima e l’aggressore, è soprattutto l’immensa divulgazione che l’offesa può avere con un semplice click.
Le differenze sono sostanziali a livello territoriale: le vittime sono più numerose nel Nord dell’Italia e costituiscono il 23% dei ragazzi, in particolare il 24,5% nel Nord-est, 22% nel Nord-ovest.
Prendendo in considerazione le azioni vessatorie sporadiche (‘solo’ qualche volta all’anno), anche qui il Nord vanta una triste vittoria: oltre il 57% dei ragazzi ne è stato vittima, contro una percentuale inferiore al 50% nelle regioni centro-meridionali.
Per quanto riguarda le offese ricevute tramite internet o telefono cellulare, 17% è la percentuale dei ragazzi settentrionali colpiti.
Le vittime preferite dal cyberbullismo sono le ragazze: il 7% delle 11-17enni che navigano abitualmente in rete ne è stato vittima, contro il 4,6% dei ragazzi.
Ciò sembra essere spiegato dalla maggiore tendenza di ragazze e adolescenti a connettersi a internet e utilizzare il cellulare.
Vi è inoltre un rischio maggiore per i più giovani.
In particolare, tra i ragazzi gli 11 e i 13 anni, il 7% ne è stato vittima, contro il 5% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni.
L’indagine ha voluto coinvolgere anche il grado di integrazione di un campione di studenti stranieri: tra di loro la quota di coloro che hanno sperimentato almeno un episodio non rispettoso è del 17% più elevata rispetto ai coetanei italiani.
I più ‘esposti’ sembrerebbero filippini, cinesi e indiani, collettività individuate come le più ‘chiuse’ nei confronti del Paese ospitante.
L’Istat sta ora progettando una nuova indagine, che si concentrerà sulla vita scolastica e approfondirà il fenomeno purtroppo crescente del cyberbullismo attraverso le nuove forme di relazione sociale, sperimentate dalla I-generation (Internet-generation) attraverso i social media.