Chi visse quei momenti, ricorderà che dopo il 6 maggio 1976 le scuole smisero ogni attività scolastica e gli studenti ritornarono in classe per sostenere un semplice esame orale per la promozione all’anno successivo. All’istituto d’arte di Udine, invece, gli allievi continuarono a frequentare i laboratori didattici impegnandosi in due distinte iniziative di grande valore sociale: la preparazione della segnaletica stradale da collocare nelle tendopoli (per orientare le persone nelle nuove realtà urbane, priva di nomi di strade e di indicazione geografica) e la documentazione fotografica del patrimonio storico e culturale danneggiato dal terremoto.
Furono queste due lodevoli iniziative, promosse dai docenti e appoggiate senza remora da parte della presidenza, che mossero varie decine e decine di studenti (moltissimi residenti proprio nelle zone terremotate) a partecipare attivamente, con le competenze che l’istruzione artistica aveva dato loro, alle iniziative che la comunità civile locale e italiana attivò di fronte alla tragedia che colpì il Friuli.
I risultati di questo impegno sono al centro del progetto elaborato da alcuni docenti del Liceo artistico Sello che è stato presentato al concorso, promosso dalla Fondazione Crup di Udine, per il miglioramento dell’offerta formativa per le scuole superiori nell’anno scolastico 2015-2016. Il progetto ‘Sello. L’esperienza del terremoto in Friuli 1976-2016’ è stato selezionato fra quelli presentati e la sua attuazione è arrivata alla conclusione, grazie al contributo finanziario concesso alla scuola udinese.
Al progetto hanno lavorato i due indirizzi di Grafica e di Audiovisivo e Multimediale del Sello, con tutte le classi quinti e alcune quarte. Si compone di una brochure che riassume quanto gli studenti, indirizzati e coordinati dai docenti, svolsero nell’estate del 1976 (le prime fotografie riportano le date di metà maggio, una decina di giorni dopo la prima disastrosa scossa tellurica). Nella pubblicazione sono riportate le testimonianze di ex allievi e docenti, accanto a quelle di esperti della comunicazione fotografica e della cultura friulana.
Le parole fanno da commento, con finalità di orientamento a quell’esperienza prive di ogni enfasi celebrativa, a una cinquantina di immagini riprese nei paesi terremotati, estrapolate dall’archivio gelosamente conservato all’istituto d’arte (ora liceo). Un archivio che, nella parte recentemente catalogata, racchiude più di 4.500 fotogrammi (pellicole 6×6 in bianco/nero) e altrettanti provini a contatti raccolti in apposite schede, che comprende oltre 550 diapositive a colori, e quasi due migliaia di stampe fotografiche in bianco/nero. Altre migliaia di scatti sono ancora da catalogare.
Un altro risultato del progetto è la acquisizione informatica dei fotogrammi (con un’operazione molto delicata, a causa anche del molto tempo trascorso e della non sembra buona conservazione del materiale originario) che potrà anche essere messo a disposizione di quanti vorranno studiare gli effetti prodotti dal terremoto sui paesi friulani, sul patrimonio abitativo, sulle chiese e campanili, sugli elementi distintivi e di pregio della architettura spontanea (portali, sottoportici, cornici di finestre, ecc.).
Il progetto comprende anche un video-documento di testimonianze (di insegnanti e di operatori pubblici che all’epoca ebbero un ruolo importante nella catalogazione e conservazione dei beni culturali), della durata di 30 minuti, con alcune elaborazioni delle immagini fatte dagli studenti di oggi posti di fronte a una tragedia che non ebbero la fortuna di vivere, giunta a loro attraverso i racconti familiari.