Veronica Benini viene dai bassi, nel senso di tacchi. Uno sport come la vela, di cui è stata maglia azzurra, lo esigeva. Poi all’Università la scoperta dello stiletto ed ecco esplodere una passione che da qualche anno coincide con il suo lavoro. Laureata in architettura, viveva a Parigi dove lavorava come manager in uno studio d’ingegneria che progettava grattaceli. “Non ho mai rinunciato a esibire la mia femminilità – ammette con tono determinato e una cadenza che svela le sue origini argentine – indossando tailleur attillati, tacchi alti e rossetto rosso. Ho affrontato quella professione con serietà ma non era certo una passione. Così quando mi si è presentata un’occasione per cambiare la mia vita lavorativa, non me la sono fatta scappare”.
Una strambata – per dirla in termini velistici – notevole visto che ha deciso di puntare tutto sui tacchi prima realizzando un blog (www.sporablog.com) poi la “Stiletto Academy” (stilettoacademy.com), tenendo dei workshop in giro per l’Italia in cui, oltre a dispensare consigli su come camminare e quali scarpe scegliere, dà indicazioni su come curare il piede e quale ginnastica fare per poter indossare i tacchi senza soffrire. Per chi non avesse l’occasione di seguire i corsi, da febbraio c’è “Tacco 12” il suo libro-manuale, illustrato da Sara Menetti e con prefazione firmata da Elio Fiorucci, che presenterà a Grado nell’ambito della rassegna “Libri e autori sotto l’ombrellone”.
In un ambiente prettamente maschile non c’è pericolo che un tacco 12 riduca il livello di considerazione professionale di una donna?
“Il rischio riguarda i primi cinque minuti. Una risposta a tono ma non castratrice ristabilisce la parità. L’importante è non farsi mettere i piedi in testa”.
Come ci si guadagna il proprio posto in mezzo agli uomini?
“Facendosi scivolare addosso ogni critica maschilista, evitando di sentirsi offese. Le proprie capacità si dimostrano con i fatti”.
Ha strategie da suggerire?
“Esternare la propria femminilità senza tabù dimostrando poi che dietro all’apparenza c’è sostanza. Diventare un Cappuccetto Rosso cattivissimo”.
Il che richiede sicurezza: il tacco aiuta?
“Certo! Innalza l’autostima. Quando indossiamo uno stiletto cambia la postura del nostro corpo, la nostra sensualità acquista consapevolezza e ciò si traduce in una sensazione di potere. Sensazione che il tacco dà e che cambia il nostro approccio con il mondo”.
Gli uomini amano il tacco 12?
“In genere per gli uomini la curva che assume la pianta del piede indossando lo stiletto (ma non la zeppa!) è un messaggio di sensualità”.
Tutte le donne possono permettersi il giusto tacco?
“L’importante è conoscerli e imparare a usarli. Altrimenti il risultato esteticamente è pessimo: non camminano, ondeggiano come piccioni”.
A chi dice che i tacchi fanno male cosa risponde?
“Se sbagliati fanno male anche ai nervi. E chiaro poi che i tacchi non si possono portare tutto il giorno. Ai piedi va concessa una tregua indossando scarpe basse, con pianta larga e suola spessa. Al bando le ballerine, un disastro soprattutto per i piedi delle bambine”.
Per la spiaggia e le vacanze estive meglio evitare i tacchi?
“Per la spiaggia l’ideale è l’infradito. In vacanza si può essere anche molto frivole e concedersi un sandalo gioiello per sentirsi principesse. Da sempre le donne amano le scarpe folli…”
Ci si può fidare di chi le scarpe ce le vende?
“C’è poca formazione e ottenere consigli sensati è difficile. Meglio imparare da sé e scegliere le scarpe con coscienza perché si corre il rischio di rovinarsi i piedi”.
Le donne dello spettacolo come se la cavano con i tacchi?
“Alcune malissimo: Geppi Cucciari, Luciana Litizzetto, Carla Gozzi sono un disastro!”.
La più brava?
“Charlize Theron: sublime”.
Ha mai ricevuto richieste di consulenza da parte di personaggi dello star-system?
“Capita di frequente, ma non posso fare nomi perché firmo clausole di riservatezza”.
C’è qualcosa che l’ha colpita?
“L’enorme insicurezza che c’è nelle donne ai vertici della visibilità: spesso sono ‘rifatte’ e nelle foto delle riviste sono tutte ritoccate. Non hanno curve, non hanno rughe come se fosse una condizione necessaria per apparire in video. Mi chiedo: una Lilli Gruber sarebbe meno credibile con una ruga in più? La negazione dell’invecchiamento nel modello televisivo finisce poi per essere un pessimo esempio per le altre donne”.
Un consiglio per tutte le donne ce l’ha?
“Imparare a volersi bene, rinnegare il modello televisivo e ritornare all’essenza della donna, senza temere una curva o una ruga in più. La femminilità autentica è prorompente. Ed è una bellissima cosa”.
Rita Bragagnolo