La riscoperta, difesa e valorizzazione dei muri merlati o poderali del Gemonese: è questo lo scopo del progetto appena avviato e che si avvale anche della partecipazione degli stessi cittadini e delle scuole per procedere a una loro mappatura. Ideatrice e coordinatrice del progetto è Michela Contessi, che spiega nei dettagli quali saranno i prossimi passi.
Cosa sono i muri poderali e quale è la loro origine? “Quando si parla di muri poderali si intendono tutti quei muri a confinamento di un podere, una proprietà utilizzata a fini agricoli o di allevamento. Ogni proprietà privata veniva racchiusa completamente da questi elementi che suddividevano la campagna in braide ben definite. Poco si sa dell’origine di questi muri ma, da alcune stampe di noti incisori, possiamo dedurre che tale fenomeno architettonico abbia avuto inizio sicuramente intorno a metà del XVIII secolo. I muri merlati non erano semplici recinzioni ma soddisfacevano una complessa gamma di funzioni sia di tipo psicologico, sia anche di ordine tecnico e pratico. All’origine del confinamento c’è il desiderio dei possessori di difendere la proprietà, finalmente acquisita, da eventuali ruberie, nonché la soddisfazione di abbracciare con uno sguardo l’estensione della propria terra. Però, avevano anche uno scopo di anti-dilavamento, per impedire che le eccessive piogge trascinassero via il terreno, e di contenimento del terreno, soprattutto in zone con pendii servivano per recuperare aree da usare a scopi agricoli o di allevamento. Molte volte sono visibili delle linee di innalzamento. Inoltre, servivano da frangivento, in particolare il Gemonese è caratterizzato da forti venti da nord, quindi una linea continua provoca, al di là del muro, una zona perturbata nociva per le colture e le merlature consentono un opportuno controllo e un arieggiamento delle parti aree delle vigne. Infine i muri poderali svolgono una funzione di sostegno dei pergolati per le viti”.
Come nasce il vostro progetto? “Il seme di questo progetto nasce nel lontano 2006 quando con la professoressa Alida Londero di Gemona mi propose, mentre scrivevo la tesi sulle mura e le porte della città, di dedicare una sezione sui muri poderali. In realtà nell’Archivio antico di Gemona avevo trovato sufficiente materiale per completare la tesi e non mi occupai dei muri merlati. Nello stesso anno conobbi anche l’architetto Ermes Santi che già nel 1998 aveva redatto il suo ‘Programma per la tutela dei muri merlati di Osoppo’. All’inizio di quest’anno conobbi una persona che rimase affascinata dai muri merlati della mia struttura. Condivisi con lei l’idea che avevo in mente, ovvero una mappatura dei muri merlati su base partecipata e condivisa. Lei fin da subito mi incoraggiò, e mi parlò dell’importanza di salvaguardare questi elementi architettonici rurali, caratterizzanti il paesaggio della pedemontana friulana. Scoprì solo dopo che la mia interlocutrice, Maria Luigia Canel, è una collaboratrice della rivista a diffusione nazionale Casantica dedicata alle ristrutturazioni con materiali di recupero come pietra, legno e ferro. A fine giugno, così, questo progetto di mappatura dei muri poderali è stato caricato sul sito della Biosfera delle Prealpi Giulie tra le possibili azioni future del Mab Unesco”.
Come si sviluppa il progetto e qual è il suo obiettivo? “Il progetto si divide in due fasi, la prima è iniziata mercoledì 14 luglio con la presentazione del progetto e si concluderà, indicativamente tra un anno, con due convegni, uno storico e uno tecnico. La seconda, molto più complessa, prevede il coinvolgimento di parecchi stakeholder. In questa prima fase, oltre al coinvolgimento della popolazione, sono già state interessate le scuole ed esattamente, l’istituto comprensivo di Gemona con Artegna e Montenars e l’Isis Magrini Marchetti con le classi di Topografia e Rilievo e Informatica. Inoltre, l’associazione storica, archivistica e archeologica Ostermann si occuperà della ricerca d’archivio in collaborazione con le biblioteche del territorio. L’obiettivo principale è la mappatura dei muri poderali, condivisa e partecipata. Il progetto dei muri merlati o poderali ha come scopo quello di migliorare l’accesso al patrimonio culturale, incoraggiando le istituzioni e la popolazione alla presa di coscienza di ciò che ci circonda. La mappatura partecipativa intende promuovere la collaborazione e cooperazione tra i diversi attori del territorio, quali istituzioni, enti pubblici, abitanti, associazioni, educatori ed insegnanti, studenti e famiglie. Sarà un momento di riappropriazione e riscoperta del territorio. Ciò contribuirà alla conservazione, salvaguardia e valorizzazione di questo patrimonio in pericolo, incoraggiando lo sviluppo e la messa in comune delle migliori pratiche in vista di creare un ambiente favorevole alla preservazione del patrimonio. Questo progetto si prefigge come obiettivo di trasmettere valori di tipo culturale e storico alla popolazione, attraverso il coinvolgimento della cittadinanza nella gestione del bene comune, rappresentato in questo caso dai muri merlati”.
Quali azioni prevedete? “La prima azione che si intende perseguire è quella della mappatura. Essa provvederebbe a definire la collocazione, lo stato di conservazione, l’estensione in termini di metri lineari, l’altezza massima e minima, eventuali problematiche o stati di criticità e aspetti particolari come la forma delle merlature o presenza di aperture o fori per inserire i pali necessari a sostenere il vignon (pertiche incastrate alla sommità dei merli che servivano di sostegno alle viti, sia poste in filari addossati ai muri a formare pergolati, sia sostenuti da tutori collegati a esse), oppure fori di scolo delle acque meteoriche. Vista l’estensione dei muri si può ipotizzare che la mole di lavoro, per il rilievo di questi, potrà essere notevole. Per questo motivo si intende coinvolgere la popolazione. A quest’ultima verrà chiesto di rilevare i muri presenti utilizzando una scheda di rilievo semplificata e di facile compilazione”.
Può spiegare la metodologia operativa: cosa possono fare i singoli cittadini? “Tre sono le metodologie messe a punto e i cittadini possono utilizzare quella che preferiscono. La mappatura tradizionale attraverso una scheda di rilievo cartacea da scaricare dal sito del Comune di Gemona, oppure disponibile nell’ufficio Iat in via Bini. Completato il rilievo dei muri ed eventuali ricordi e memorie si può consegnare in ufficio Iat oppure inviare all’indirizzo mail [email protected] C’è, poi, la mappatura mista che oltre alla scheda prevede che il rilievo possa essere coadiuvato dall’utilizzo di una app gratuita Wikiloc. Essa permette di tracciare il percorso fatto, di caricare le fotografie e di condividere, in tempo reale, con tutti il percorso fatto. Infine, è disponibile la mappatura digitale, che richiede l’iscrizione sempre scrivendo all’indirizzo mail”.
Muri poderali, divisori che uniscono
Nel Gemonese avviato un progetto per la riscoperta, difesa e valorizzazione di questi manufatti, che un tempo caratterizzavano il paesaggio agreste e che avevano molteplici scopi
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