Una giustizia che funziona fa la differenza quando si parla di qualità della vita e di tutela dei cittadini e delle attività economiche. Da questo punto di vista, il quadro disegnato nella relazione del presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Trieste (competente su tutta la regione), Giuseppe De Rosa, presentata lo scorso 22 gennaio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, è confortante sotto molti punti di vista.
Il documento conferma, al tempo stesso, il permanere nei tribunali regionali di problematiche la cui soluzione è attesa da anni. Il settore civile registra, in quasi tutte le sedi del distretto, la diminuzione dei processi pendenti rispetto all’anno precedente, con la sola eccezione della Corte d’appello e del tribunale di Trieste, a causa dei procedimenti di protezione internazionale. Per altro, questo dato è accompagnato anche dal progressivo calo dei processi.
La durata dei processi, quasi ovunque (escluso Trieste per i noti motivi) sono in calo. Più articolata la situazione nel penale: i procedimenti iscritti sono in aumento rispetto all’anno precedente solo a Trieste, mentre a Udine, Pordenone e Gorizia sono in calo, facendo registrare un valore medio pari a meno 6,9 per cento. I dati sulla produttività dei tribunali sono rassicuranti, ma il discorso cambia sostanzialmente se invece si parla di personale e di dotazioni tecnologiche.
Lo stesso De Rosa ha modo di sottolinearlo quando scrive: “Ancora una volta non può essere dimenticato che la tenuta del sistema e della sua stessa funzionalità non possono prescindere dalla presenza lavorativa di un numero di operatori sufficienti e adeguatamente formati”. Mentre nel caso dei magistrati la situazione è buona le statistiche diventano disastrose quando si parla di personale amministrativo: su una pianta organica di 462 persone ne mancano all’appello ben 116.
“Le scoperture della pianta organica attualmente riguardano i profili di funzionario giudiziario (28,6%) e contabile (25%), cancelliere esperto (16,7%), operatore giudiziario (15,4%) e ausiliario (71,4%)”. Dunque non soltanto gli uffici giudiziari sono sempre più vuoti, con buona pace degli sforzi compiuti dai magistrati (e dagli avvocati) per ridurre i tempi del procedimento, ma servirà parecchio tempo prima che arrivi qualche rinforzo, sperando naturalmente che non parta immediatamente la richiesta di trasferimento. In attuazione del Pnrr dovrebbero infatti arrivare in regione 141 unità, ma oltre a non sapere con precisione se e quando arriveranno i rinforzi, servirà anche del tempo affinché i neo assunti diventino pienamente operativi. E intanto l’età media del personale continua ad aumentare.
Divario digitale da superare
I nostri palazzi di giustizia non devono soltanto fare i conti con la carenza di personale. La spinta impetuosa verso il digitale deve fare i conti con le dotazioni tecnologiche, non sempre adeguate. Un pc dura, se usato continuamente, attorno ai cinque o sei anni, sempre che i programmi usati non richiedano macchine più potenti.
Ecco perché se in un tribunale gli elaboratori sono datati e manca il personale qualificato in grado di farli funzionare, si corre il rischio di tornare alla carta, provocando una brusca frenata sui tempi del processo ottenendo l’effetto contrario a quanto auspicato.
Dalla relazione emerge invece che, oltre a problemi di connessione alla Rete, tali da rendere in certi casi problematica l’effettuazione dell’udienza in teleconferenza, ci sono parecchie difficoltà anche nel processo penale telematico dove l’apposita piattaforma tarda ad arrivare, mentre molti degli elaboratori in dotazione ai tribunale semplicemente hanno smesso di funzionare per mancanza di assistenza.