Il più grande cacciatore di bufale e fake news dei nostri tempi è il friulano David Puente è. Nato in Venezuela, vive in Italia da quando aveva sette anni. Cresciuto a Tarcento, si è poi trasferito a Udine dove ha frequentato il liceo artistico Sello e poi Scienze e Tecnologie Multimediali a Pordenone. Nel suo blog raccoglie tutte le bufale e fake news che escono si giornali e viaggiano nella Rete: dalla politica italiana e internazionale, per finire alla pandemia del Coronavirus. Puente dice nell’intervista che ci ha rilasciato che da febbraio a oggi ha scritto oltre 250 articoli sulla pandemia, raccontando tutte le fesserie che esperti e non esperti hanno dichiarato su tutti i mezzi disponibili.
Quante fake hai smascherato in questo periodo? “Tante, troppe. Posso dirti che ho scritto circa 250 articoli sul tema Coronavirus da inizio febbraio a oggi, contando anche quelli a doppia firma con il mio collega Juanne Pili. Articoli che, in molti casi, sono stati fatti grazie ad esperti scientifici in base alla materia trattata e rivisti dagli stessi per essere certi di ciò che pubblicavamo. A livello internazionale facciamo parte di un’alleanza di siti di Fact-checking che a oggi ha raccolto da tutto il mondo più di 5mila articoli di verifica dei fatti sulle bufale Covid-19”.
Quale è stata la più assurda che è circolata? “Bella domanda. I messaggi audio Whatsapp sono andati per la maggiore all’inizio e in particolare quelle sulla vitamina C o la vitamina D che venivano spacciate come rimedio contro il virus. Poi ci sono stati i tentativi di truffa, dal vaccino venduto online e spedito per posta dalla Svizzera e il braccialetto da quasi 500 euro per difendersi dal contagio. Assurdità, ma di fronte alle paure c’è sempre qualcuno che ci marcia sopra con tanta malafede.
Quale la più condivisa? Secondo te perché ha avuto tanto riscontro? Su quali fattori fa leva per avere tanto appeal? “La paura dell’ignoto è sempre stato molto forte nell’uomo. Il fatto di ritrovarsi di fronte a un problema che non riesce a riconoscere lo porta a cercare chiunque gli dia un’informazione utile per rassicurarlo o confermargli la paura. Da dove viene questo virus? È naturale o creato in laboratorio? La narrativa del virus creato o sfuggito da un laboratorio a Wuhan è andato per la maggiore, riproposto con numerose varianti a volte contrastanti tra di loro. Le evidenze scientifiche attuali dimostrano che non sia stato manipolato in laboratorio, ma non sapendo quale sia la sua origine è ovvio che si creino storie su storie. Ci vorrà del tempo, basti pensare che per la Sars ci sono voluti anni e non mesi”.
Quale è stata, invece, la più difficile da identificare? “Chiunque potrebbe dire ‘vero’ o ‘falso’ sulla base di un’opinione o di un’intuizione, ma come nella ricerca scientifica io posso dirti un mio parere ma poi devo dimostrarlo con i fatti. A marzo circolava un video intitolato ‘Grazie Cina’, diffuso da media e ministri cinesi, dove gli applausi dai balconi per gli operatori sanitari italiani sono stati di fatto decontestualizzati per la propaganda di Pechino. C’era però un audio nei video, dove si sentiva in perfetto italiano ‘Grazie Cina’ e l’inno cinese di sottofondo. Quello è l’unico elemento vero, individuato tramite il controllo incrociato tra più video ripresi a Roma e identificando il luogo esatto da dove provenivano voce e musica. Quindi, in sintesi, i video degli applausi non erano per i cinesi e solo l’audio era vero, ma riguardava un’unica persona che aveva ringraziato da un balcone i cinesi”.
Quale la più pericolosa e perché? “Quelle sanitarie, quelle delle presunte cure miracolose o di quelle che facevano sentire protetti i cittadini dal contagio. Fin dall’inizio, ad esempio, le persone volevano usare le mascherine chirurgiche con la convinzione che ci potessero difendere dall’infezione, ma queste servono a chi era malato per non trasmettere il virus. Oggi le usiamo per questo, per contenere la diffusione, ma c’era chi andava in giro con una falsa sicurezza personale. Adesso c’è chi sostiene che
A causino il cancro o che ci facciano svenire per mancanza d’ossigeno, ma le mascherine sono fatte per poter respirare altrimenti non le potrebbero vendere. Insomma, le paure la fanno da padrona e le persone sentendosi o sicure o insicure reagiscono in maniera sbagliata”.
Ce n’è stata qualcuna collegata al Friuli-Venezia Giulia? “Non mi risultano, forse qualcuna passata in sordina e non largamente diffusa a
livello nazionale per fortuna. Non abbasserei la guardia, è possibile che esca qualche presunto esperto che si senta al di sopra di ricercatori e scienziati raccontando qualche fesseria. Domandiamoci, però, come mai il presunto ‘espertone’ non è in qualche team di ricerca internazionale e perché non ha mai pubblicato uno studio qualificato in una rivista scientifica blasonata”.
Chi crea le fake news? “Tutti possono crearla, anche involontariamente. Intanto fake news è tutto e niente, bisogna distinguere: può essere una bufala completamente inventata e priva di fondamento, può essere un caso di misinformazione dove la notizia viene data involontariamente incompleta, poi c’è la disinformazione che viene diffusa per motivi ideologici o di interesse. Chiunque di noi, leggendo al volo un post Facebook o un messaggio su Whatsapp, potremmo capire male qualcosa e diffonderlo in maniera sbagliata in buona fede. Il fatto è che ci dobbiamo rendere conto che ognuno di noi è responsabile di ciò che condivide perché potremmo anche creare un danno non soltanto a noi stessi a livello di reputazione, ma anche agli altri”.
Chi guadagna dalla disinformazione? “In questo periodo abbiamo visto varie forme di “guadagno”. C’è chi è diventato famoso sfruttando la rabbia e le paure delle persone, c’è chi ha ricevuto più visualizzazioni nei propri video ottenendo anche qualche donazione, oppure media che hanno ottenuto pubblico e quindi un ritorno economico a livello di pubblicità. Gli esempi sono numerosi”.
Dopo l’emergenza sanitaria, secondo te quali saranno i temi su cui si scatenerà prossimamente la macchina della disinformazione? “L’economia. Finito il problema sanitario (e spero finisca presto) si dovranno affrontare le ‘complicanze’ generate. Questo sarà un campo minato non indifferente, perché entreranno in gioco non soltanto quelli scientifici, perché verranno utilizzati in maniera scorretta, ma anche politici ed economici che sono materie già complicate da seguire”.
I singoli fruitori di internet come fanno a difendersi dalle fake news? A cosa dobbiamo stare attenti ogni volta che leggiamo una notizia sul Web? “Nessuno è immune a una ‘fake news’. Quando vediamo di fronte a noi una notizia che ci piace tendiamo a farla nostra e a diffonderla, senza pensarci due volte e spinti dall’emotività. Ecco, la prima cosa da fare è fermarsi e contare fino a 100 se necessario, leggere con attenzione e controllare se altri ne hanno parlato nel bene o nel male, questo perché se cerchiamo solo la conferma allora non guardiamo l’eventuale smentita. Attenti ai titoli sensazionalistici, attenti alle immagini, controllate la fonte di chi diffonde la ‘notizia’ perché potreste trovarsi siti come “Il Fatto QuotiDAINO” che vi traggono in inganno. Siate più responsabili, per la vostra reputazione e per il benessere della collettività”.
Nessuno è immune da bufale e fake news
Dopo la medicina, la macchina della disinformazione riguarderà prossimamente l’economia
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