La quarantena, decisa dal Governo il 9 marzo scorso, ha messo i Comuni di fronte a un vero e proprio cataclisma dal punto di vista sociale. Lo confermano i numeri del bonus spesa, raccolti contattando i municipi di Udine, Pordenone e Gorizia, ben rappresentativi della realtà regionale. L’aumento delle famiglie in difficoltà si attesta, in media, attorno al 30%.
“Il Comune di Udine – conferma il suo assessore all’Assistenza sociale, Giovanni Barillari – nella prima fase ha erogato quasi 300mila euro. Su circa 2.178 domande pervenute fino al 19 aprile, ne sono state assegnate 1.360 per un valore di oltre 293 mila euro e altre 430 restano da verificare. Abbiamo in pratica applicato una sorta di quoziente famigliare e tenuto conto anche dei depositi in conto corrente, 2.000 euro nella fase uno e 5.000 nella fase due, quella che parte dal 20 aprile. All’inizio è stato un vero e proprio boom delle domande perché molte persone erano rimaste senza stipendio e i soldi della cassa integrazione ancora non arrivavano. Abbiamo già predisposto una variazione di bilancio preventiva per 526mila euro, ma per ora non si parla di rifinanziare il bonus spesa e pare si stia andando verso il reddito di emergenza. E’ evidente che quanti hanno richiesto il bonus possono essere inclusi nella schiera dei nuovi poveri. A Udine avevamo prima dell’emergenza circa 6mila persone bisognose di aiuto, pari a circa 3.300 nuclei famigliari. Se pensiamo che i buoni hanno riguardato altri 1.200 nuclei è ben chiaro l’aggravamento della situazione”.
Va peggio a Pordenone: “Per quanto concerne i buoni spesa – spiega Eligio Grizzo, vice sindaco e assessore alle Politiche sociali – abbiamo ricevuto dallo Stato 271mila euro. Abbiamo voluto essere semplici e immediati perché quei soldi dovevano far fronte alle necessità delle famiglie tanto che entro Pasqua avevamo già consegnato 168mila euro. Il dato aggiornato è di 602 famiglie aiutate con una media di 460 euro ciascuna. Abbiamo chiesto una semplice autocertificazione al cittadino dove dichiari anche che non gode di altre forme di sostegno, come quelle dedicate alla povertà che riguardano circa 400 persone. A questi dunque si sommano tutti coloro che non ce la fanno, più che raddoppiati. A conti fatti parliamo di 1.020 certificazioni. Abbiamo fatto in maniera tale che i soldi restino sul territorio medianteuna convenzione con 56 negozi di generi alimentari. Nel giro di pochi giorni liquidiamo al negoziante il valore dei buoni e verifichiamo a campione, una spesa ogni venti, che tipo di acquisto è stao fatto e da chi, e se aveva o meno disponibilità finanziaria. Nel 70% dei casi ci siamo accorti che si tratta di nuovi cittadini, ovvero persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Nei prossimi mesi avremo un balzo in avanti impressionante della povertà, se non riparte l’economia. Stiamo cercando di mettere da parte fondi per sopperire alle difficoltà, ma le casse comunali cominciano ad essere sotto pressione e se non si inverte la tendenza rischiamo di andare in default”.
Ben 5.344 buoni per un totale di 132.600 euro a 340 nuclei familiari con oltre 1.000 cittadini interessati è invece il dato di Gorizia: “Purtroppo è accaduto ciò che temevamo – spiega il sindaco Rodolfo Ziberna-. Almeno il 30% delle persone che hanno bussato alle porte del municipio sono nuovi pover, ma temiamo che la percentuale sia se possibile più alta”. Sul come fare per i mesi a venire, Ziberna spiega che sono stati accantonati 120mila euro per il welfare e parte di questi fondi saranno usati per supportare i buoni spesa, capitolo che sarà ulteriormente rafforzato, sperando tuttavia che le attività riaprano i battenti. “In maggio riusciremo a reggere perché abbiamo anche altre risorse dedicate alle famiglie, oltre al fatto che sono previsti strumenti di riduzione delle rette e altro ancora”.