È arrivato agli sport estremi dopo essere passato attraverso quelli più tradizionali come il calcio, la pallavolo e il rugby. Ma quello che ha spinto Marco Milanese, 30enne di Remanzacco, a dedicarsi ad attività ad alto tasso di adrenalina è stata la passione per la montagna e la volontà di non lasciarsi andare alla pigrizia. Mai. È iniziato così, dalle escursioni in famiglia da bambino, un percorso che l’ha portato a diventare guida alpina e, più recentemente, a praticare l’highline (camminare su una fettuccia tesa a una grande altezza) e addirittura il volo con la tuta alare.
Cos’è per lei l’estremo?
“È un concetto relativo, ognuno ha il proprio ‘estremo’ in base al suo carattere, al passato, alle inclinazioni, alle paure. È ovvio, però, che si cerchi di catalogare le diverse attività sotto l’etichetta di ‘estreme’ o ‘normali’, ma per me non ha molto senso. Il mio approccio verso le diverse discipline è sempre dettato dalla volontà di provare cose nuove e soprattutto di non sprecare nemmeno un giorno di sole sul divano. La pigrizia non è mai contemplata nella mia vita”.
C’è qualcosa che le fa paura?
“Non ci sono cose che mi spaventano, ma la paura è una sensazione che conosco. Mi accompagna sempre durante le mie imprese: è un fattore costante. Deve esserci quando affronti una parete o scegli di camminare lungo una fune su uno strapiombo. Ti tiene all’erta. Poi impari a gestirla, a indirizzarla in maniera positiva e la trasformi non in terrore, ma in un elemento di piacere. Conoscere la paura ti serve anche nella vita quotidiana”.
Che emozioni le danno le attività al limite?
“Quello che mi emoziona di più è il vuoto: sospesi sul filo o in picchiata con la tuta alare mi sento in pace, in armonia. Mi sento bene ‘sospeso’ da qualche parte”.
Niente gusto della sfida?
“Per me no, non si tratta di una sfida, ma di una ricerca. Non si sfida una montagna, altrimenti si perde sempre”.
Qual è il modo corretto per un principiante per avvicinarsi agli sport estremi?
“Prima di tutto conoscere bene l’ambiente e il contesto. Poi affidarsi a personale esperto e competente. Ovviamente ci sono diversi livelli di impegno: per la slackline in un parco bastano i livelli di sicurezza di base, mentre per l’highline, ad esempio, all’Ago di Villaco, servono maggiori esperienza e cautele”.
E per il volo con la tuta alare?
“È necessario ottenere il brevetto di paracadutista, seguito da una grande esperienza – si parla di centinaia di lanci – con la tuta alare da un areoplano prima di poter affrontare un lancio dalla montagna, come ho fatto io in passato dalle Dolomiti o dalle Alpi Giulie”.