La condivisione del proprio tempo e la messa a disposizione degli altri delle proprie competenze non sono certo cose nuove. Le Banche del tempo esistono nel nostro Paese dal 1995 (proprio in queste settimane, la prima associazione italiana, a Sant’Arcangelo di Romagna, ha spento venti candeline) e in Friuli dal 1998. L’idea è semplice: mi iscrivo a questo particolare istituto e, gratuitamente, offro agli altri il mio aiuto, dalla cura del giardino alle ripetizioni, dalle piccole manutenzioni domestiche al disbrigo delle pratiche burocratiche, a seconda delle mie capacità. Così accumulo ore ‘lavorate’. In base al mio ‘credito’, posso chiedere agli altri iscritti di aiutarmi in faccende per le quali non ho tempo o competenze. Insomma, la moneta di scambio non è l’euro o qualche altra divisa, ma è rappresentata dalle proprie ore, quasi a confermare l’esattezza dell’adagio per il quale il tempo è denaro.
L’Associazione nazionale delle Banche del tempo (http://www.associazionenazionalebdt.it) conta, sul territorio regionale, cinque ‘istituti’: ‘Progetto Tempo’ a Udine, ‘Pollicino’ a Duino Aurisina, ‘Altro Tempo’ a Trieste, ‘La Meridiana’ a Fiume Veneto, ‘Ore d’Oro’ a Buja. Ma tante altre ne stanno nascendo. Tanto per fare qualche esempio, alla fine dello scorso anno è stata fondata a Trivignano Udinese ‘Passa il Favore’, nel quartiere Aurora a Udine è nata pochi giorni fa la Banca del tempo messa a punto dal Centro di aggregazione Punto incontro giovani, nei Comuni di San Daniele, Buja, Treppo Grande, Rive d’Arcano e Fagagna è sorta a marzo ‘Banca mamma’, dedicata allo scambio di aiuto nella cura dei figli, a Tolmezzo c’è ‘Non c’è tempo da perdere’. Alcune di queste sono accessibili solamente contattando le segreterie di persona o per telefono, altre hanno un proprio sito Internet nelle quali si possono vedere le offerte degli iscritti. E poi c’è il sito www.bancatempo.com, interamente digitale, alla quale sono iscritte 256 persone dal Fvg (più della metà in provincia di Udine). A differenza degli ‘istituti’ tradizionali, alcuni servizi possono essere effettuati on-line e il tempo può essere quindi ceduto a livello nazionale. Tuttavia, l’accento è posto non tanto sul lato sociale e solidale della Banca del tempo, quanto sul risparmio in termini di denaro e anche sull’opportunità per i professionisti di utilizzare tale canale per farsi pubblicità (per esempio, ti offro gratis la prima ora di lavoro, le altre me le paghi).
Ci sono, quindi, due concezioni molto diverse, le cui differenze sono ben spiegate da Mirella Del Fabbro, che da sempre segue ‘Progetto tempo’ a Udine. “L’idea della Banca del tempo da cui siamo partiti – spiega De Fabbro – è che prima vengono la socializzazione e la conoscenza reciproca delle famiglie, poi i servizi. Com’era in passato, quando i vicini si aiutavano senza bisogno di regole. Inoltre, la nostra associazione, che conta 50-60 iscritti, punta alle fasce più deboli della popolazione, anziani e minori innanzi tutto. Invece c’è chi, specie i giovani, guarda prima ai vantaggi che si possono ottenere. Per questo abbiamo rifiutato l’on-line, quella non è vera condivisione. E, in questo modo, il confronto delle esperienze è davvero difficile”.