Si celebra oggi, 4 ottobre giornata di San Francesco d’Assisi, la Giornata Mondiale degli Animali. Inizialmente istituita per tutelare le specie a rischio nel 1931, negli anni è diventata l’occasione per tutelare i diritti e il benessere degli animali. Complice il lockdown, sono sempre di più gli animali che vivono nelle case degli italiani.
“I numeri continuano a restituirci un quadro parziale e frammentario – sottolinea Legambiente nell’ultimo rapporto Animali di città sui dati ufficiali 2019 -, a causa del funzionamento a volte inesistente dell’anagrafe canina, ad oggi ancora l’unica anagrafe animale obbligatoria per i milioni di animali da compagnia presenti nelle case degli italiani. Secondo le amministrazioni comunali che hanno risposto, la media è di un cane ogni 7,5 cittadini residenti; ma solo il 36,1% dei Comuni rispondenti conosce il numero dei cani iscritti all’anagrafe nel proprio territorio, per un totale di 1.060.205 cani su 7.913.890 residenti. E il 32% dei Comuni conosce il numero delle nuove iscrizioni, avvenute nel 2019, pari a 85.432 cani. Sulla base delle anagrafi territoriali più complete, la stima del numero di cani presenti in Italia, che oscillano tra 3 e 2 cani per cittadino residente, va dai 19.800.000 ai 29.800.000. Numeri analoghi per i gatti. Sono 490 i Comuni che dichiarano di aver dato lettori di microchip in uso al personale, per un totale di 784 lettori: in media 1,6 per amministrazione.
La spesa per la gestione degli animali in città ammonta complessivamente a 228.682.640 euro nel 2019 (con un incremento del 3,6% rispetto all’anno precedente). I Comuni dichiarano, infatti, di aver speso per questa voce 156.857.113 euro, a cui vanno sommati i 71.825.527 euro spesi dalle aziende sanitarie. La somma totale è ingente se confrontata con altre voci di spesa del Paese, è pari a 2,7 volte la somma impegnata per tutti i 24 Parchi nazionali italiani (85.000.000,00 euro, riparto 2019) o a 62 volte quella per tutte le 27 Aree marine protette (3.708.745,90 euro, riparto anno 2019) e complessivamente spropositata rispetto alla qualità dei servizi offerti in termini di benessere animale.
Per il rapporto tra risorse impegnate e risultati ottenuti, solo 11 dei Comuni campionati (1%) raggiunge una performance eccellente; a dimostrazione della varietà di tipologia, sono Verrès (AO, 2.577), Moruzzo (UD, 2.480), Prato (194.223), Costigliole Saluzzo (CN, 3.314), Gravere (TO, 673), Amandola (FM, 3.443), Sarnonico (TN, 795), San Gillio (TO, 3.101), Savona (59.439), Cupramontana (AN, 4.507) e Casalciprano (CB, 501). La maggior parte dei costi attuali è assorbita dai canili rifugio, per i quali i Comuni dichiarano di spendere il 59,3% del bilancio destinato al settore (circa 93 milioni di euro stimati per il 2019) e di gestire in proprio il 2,2% di queste strutture, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico il 21,7%, tramite associazioni in convenzione il 27,9%. Per il rimanente 48,2% non è dato sapere”.